BARI - Quattordici nuclei familiari alla ricerca di valori, ricordi ed effetti personali spazzati via in un secondo.
Sono trascorsi esattamente due mesi dal crollo della palazzina ubicata al civico 6 di via Pinto, al rione Carrassi: il fabbricato che era stato sgomberato nel febbraio 2024 poiché ritenuto pericolante, implose la sera del 5 marzo, a causa del cedimento di alcuni pilastri portanti ammalorati. Il crollo ha coinvolto la signora Rosalia De Giosa, miracolosamente salvata alle 21 del 6 marzo dai Vigili del Fuoco dopo ricerche incessanti ed una permanenza di oltre 26 ore sotto le macerie. Una vicenda a lieto fine che, però, non cancella il dramma di chi ha perso lacasa di un’intera vita.
Oggi la zona ospita un grande cantiere. Dopo la demolizione controllata della parte di palazzina inizialmente «sopravvissuta» al dissesto, ora è in atto la rimozione dell’imponente cumulo di macerie. In circa due settimane è stato rimosso quasi il 20% dei detriti in un’opera che prevede tempi complessivi di circa 30 giorni lavorativi. Sabato scorso il sindaco Vito Leccese ha effettuato un sopralluogo nella zona: i lavori proseguiranno a ritmi serrati, sabato compresi, pur di rispettare i termini preventivati.
Quotidianamente i condomini si recano sul posto per seguire le operazioni, nella speranza di recuperare almeno una parte dei loro averi. La ditta incaricata della rimozione (la Cericola S.r.l. con sede a Lanciano), tuttavia, non può accontentare le numerose richieste. Tutto ciò che viene trovato è sottoposto a cernita ed inventario: soltanto successivamente, i beni potranno rientrare ai loro possessori, seguendo la disciplina civilistica relativa agli oggetti smarriti. «Vorremmo soltanto di essere convocati per l’eventuale recupero dei nostri averi in tempi ragionevoli», è l’accorato appello delle famiglie che abitavano gli appartamenti. «Tra quelle macerie ci sono denaro, gioielli, indumenti o oggetti di valore. Riprendere qualcosa sarebbe un grande conforto». Proprio la signora Rosalia attende notizie della sua cagnolina, Samira, scomparsa la sera del crollo. «Se non si fosse salvata, vorremmo almeno darle dignità», le parole di Gaetano Papagna, figlio della donna 74enne. Nell’area, intanto, prosegue il monitoraggio di eventuali scorie nocive da parte di Arpa, nonché della ditta comunale Ecotrend.
Ma le gravi conseguenze non coinvolgono soltanto le famiglie che abitavano il palazzo crollato. Un grande interrogativo si erge sui dodici nuclei del civico 16 di via Pinto, gravemente pregiudicato dall’implosione dell’edificio adiacente: su tale fabbricato sono ormai terminati i lavori di messa in sicurezza, mirati, tuttavia, ad evitare un potenziale effetto a catena di ulteriori implosioni, data la stretta connessione tra le palazzine. La struttura, infatti, non potrà riottenere l’agibilità a breve: possibile addirittura che si ragioni nell’ottica di una futura demolizione e successiva ricostruzione. Circa sei di queste famiglie sono ancora appoggiate allo studentato Adisu di via Camillo Rosalba. Dove si trovano anche vari inquilini dei civici 4,6 e 8 di via De Robertis: la presenza delle macerie e della polvere che generano rende invivibili le loro case, così come per ora non possono rientrare al lavoro i dipendenti del Municipio II. «Non ci dimenticate» è la preghiera di tutti. Nell’auspicio di ritrovare presto speranza e prospettive.