BARI - Avanti tutta sul piano regolatore portuale con il pieno consenso dell’organismo di partenariato. L’Autorità di sistema sta bruciando le tappe pur di attuare in tempi rapidi uno strumento non solo di pianificazione urbanistica, ma di reale prospettiva per integrare lo scalo marittimo, la città e le aree industriali retrostanti. Un’opportunità per dare davvero un nuovo volto al capoluogo a 100 anni dalla nascita del «grande porto di Bari» (datato 1925), nonché a 50 anni dal piano regolatore portuale redatto nel 1974 dal professor Ugo Tomasicchio.
Piena condivisione Le linee guida indicate lo scorso 24 gennaio dall’ufficio di piano appena insediato in seno all’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale alla presenza di Comune, Regione e Guardia Costiera, puntano a infondere nuova linfa a uno scalo marittimo che soffre per motivi strutturali (un bacino portuale non amplissimo e condizionato dalla sviluppo della città che lo «contiene»), ma mira comunque a essere un volano per lo sviluppo del territorio e per attrarre investimenti. L’organismo di partenariato (composto da direzione marittima di Bari, rappresentanti dei sindacati, Confindustria e rappresentanti delle altre autorità marittime, da Manfredonia a Brindisi), ha espresso pieno appoggio alla strategia che dovrà regolamentare a breve, medio e lungo termine sia la zona demaniale, sia quella retroportuale. In quest’ultima area, sarà fondamentale cercare soluzioni per superare il problema degli spazi angusti riducendo al contempo il più possibile l’impatto sul mare con il potenziamento degli ormeggi.
Sullo sfondo, resta anche la suggestione della riqualificazione e del dragaggio porto vecchio che potrebbe essere pienamente rilanciato sul piano turistico. Tuttavia, in tal senso sarebbe imprescindibile un’intesa con il Comune, proprietario dell’area.
Percorso accelerato «L’organismo di partenariato ha espresso una condivisione d’intenti all’unanimità», conferma l’Ammiraglio Vincenzo Leone, direttore marittimo della Puglia e Basilicata Jonica, nonché comandante del Porto di Bari e, attualmente, commissario straordinario dell’autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale. «Proseguiremo a stretto giro le interlocuzioni con gli stakeholders coinvolti in questo ampio progetto, dialogheremo con le imprese e gli operatori del porto di Bari, valorizzando quanto raccolto nei successivi confronti con Comune, Regione, Consiglio Superiore dei lavori pubblici e Ministero delle infrastrutture. I prossimi colloqui saranno con la Guardia di Finanza, l’Autorità doganale e la polizia di frontiera, ovvero componenti istituzionali che sono fondamentali per un sicuro ed efficace funzionamento di un porto moderno. Ci muoviamo su cerchi concentrici: i temi devono toccare tutti gli aspetti per varare una strategia complessiva, ma poi tireremo le somme per passare all’atto pratico». L’Ammiraglio Leone conferma la volontà di arrivare a meta entro un biennio. «Vogliamo proseguire a tappe forzate capitalizzando le esperienze maturate a Brindisi. Il termine dei due anni rappresenta una valutazione di cautela, ma possiamo riuscirci prima. Bari ha un potenziale immenso che vogliamo assolutamente valorizzare appieno nell’interesse dell’intero sistema portuale dell’Adriatico meridionale, e più in generale, della macro area marittima che coinvolge anche le vicine e amiche regioni della Basilicata e del Molise».