BARI - Rischiano un processo per vilipendio alle forze armate, offesa all’onore e al prestigio dei carabinieri della stazione di Bari Scalo, istigazione a delinquere le tredici persone per le quali la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio. Si tratta di uno stralcio dell’indagine avviata dopo l’incidente stradale in cui a giugno 2023 morì il 27enne Christian Di Gioia. Dopo il sinistro diventarono virali le minacce via social ai carabinieri accusati di aver causato la morte del ragazzo e, qualche giorno dopo, la città fu attraversata da un corteo funebre, ritenuto mafioso, con il feretro della giovane vittima e l’inchino davanti la casa del boss di Japigia e sotto il carcere. Vicende risalenti ormai a quasi due anni fa e che hanno originato almeno tre diverse indagini penali, tutte ormai concluse: archiviata quella sull’incidente, già a processo quella sul corteo (dieci imputati, alcuni degli oltre cento motociclisti che scortavano il carro funebre), in attesa di udienza preliminare l’inchiesta sulle offese e minacce rivolte su TikTok e Facebook ai militari.
L’INCIDENTE E LE MINACCE - Il sinistro risale alla notte tra il 21 e il 22 giugno 2023. Di Gioia morì dopo essersi schiantato con la sua moto sul ponte di San Pio a Japigia. Erano da poco passate le 2.30 quando il 27enne, in fuga a forte velocità forse per sottrarsi ad un controllo, avrebbe perso il controllo del mezzo. Mentre la Procura indagava sull’incidente, si moltiplicavano le minacce ai carabinieri (già dai primi accertamenti risultati estranei al sinistro)...
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