BARI - Sette uomini pronti a prendere per mano l’Università di Bari. Le candidature ufficiali saranno rese note soltanto a marzo, quando sarà pubblicato il bando per l’elezione del magnifico rettore che erediterà la carica da Stefano Bronzini, in scadenza il prossimo 30 settembre.
La procedura prevede due tornate elettorali tra maggio e luglio, oltre l’eventuale ballottaggio: l’elettorato attivo è composto da oltre duemila votanti tra docenti, amministrativi e studenti. Si apre, dunque, un frangente tanto delicato quanto determinante per l’Ateneo barese: a meno di new entry dell’ultim’ora, però, i papabili per succedere a Bronzini sono già individuati.
«Rafforzare l'indipendenza»: è il pensiero che anima Luigi Palmieri, direttore del dipartimento di Bioscienze. «Vorrei presentare alla comunità accademica proposte per affermare in concreto l'autonomia e la libertà dell'università. Occorre innanzitutto aumentare l'efficienza della governance istituzionale prevedendo la figura di un prorettore per ciascuna area strategica del nostro ateneo, assicurando una chiara distinzione tra le funzioni di indirizzo politico e quelle di gestione amministrativa. Utilizzando le nuove tecnologie e valorizzando il ruolo del personale tecnico amministrativo occorrono misure concrete per rendere più efficiente ed agevole per i docenti e per gli studenti, lo svolgimento dell’attività di didattica e di ricerca nonché quelle assistenziali per i colleghi impegnati in prima linea su questo fronte, subordinando a questi obiettivi le logiche di reclutamento e di gestione delle risorse». «Nell'operare quotidiano - conclude - dobbiamo ritrovare l'orgoglio della nostra identità e, preservando l'indipendenza, aprire l'università al dialogo e alla collaborazione con la società e il territorio in tutte le sue diverse componenti».
Nicola Decaro ha rotto ufficialmente gli indugi annunciando che presenterà la sua candidatura il 31 gennaio. Fratello di Antonio (eurodeputato al Pd, nonchè ex sindaco e assessore di Bari) presiede il dipartimento di Veterinaria. «La riorganizzazione degli uffici e l’apertura delle biblioteche fino a tardi sarebbe uno dei primi atti che avrei in mente. L’Università va vissuta non soltanto per le lezioni, ma anche come luogo di aggregazione e di studio condiviso. Occorrono maggiori servizi per gli studenti, così come sarebbe auspicabile un dialogo più intenso con le istituzioni. Non mi sento, però, un uomo solo al potere: bisogna sempre auspicare una governance condivisa».
È il caso, innanzitutto, di Roberto Bellotti, direttore del dipartimento interateneo di Fisica, già candidato nella scorsa tornata elettorale nella quale era arrivato fino al ballottaggio finale con Bronzini: il consenso che lo accompagna resta, dopo sei anni, ancora notevole. Vicino all’ideologia dell’attuale rettore è, invece, il professor Danilo Caivano, docente di Informatica che non ha mai ricoperto il ruolo di direttore di dipartimento in Senato Accademico del quale, però, è stato componente in qualità di ricercatore.
Sul piano strettamente numerico, invece, i favori potrebbero andare a Paolo Ponzio, direttore del dipartimento di Ricerca e Innovazione umanistica, il più cospicuo sul piano della «quantità».
In origine, era proprio tale dipartimento a designare il responsabile dell’ateneo, pertanto va considerato comunque un forte valore simbolico, soprattutto nell’anno che decreta il secolo di vita di Uniba. Da tale area provengono sia Alessandro Bertolino, direttore del dipartimento di Biomedicina traslazionale e neuroscienze, sia Antonio Moschetta, ordinario di Medicina Interna e direttore del Dim.
Un folto parterre, dunque, nel quale non figurano donne: a breve la corsa al rettorrato entrerà nel vivo.