BARI - La difesa chiede che dopo nove mesi in carcere possa tornare a casa con il braccialetto elettronico. Ma secondo la Dda di Bari l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri deve rimanere nella cella di alta sicurezza del carcere di Lanciano (dove è rinchiuso dal 26 febbraio) perché c’è ancora il pericolo che possa ripetere le stesse condotte al centro dell’indagine Codice interno sui rapporti tra mafia e politica. Dopo il «no» del gup Giuseppe De Salvatore alla concessione dei domiciliari, la decisione è passata al Tribunale della Libertà che ieri ha discusso il ricorso degli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta.
Olivieri, 65 anni, è il principale imputato nel processo che ipotizza l’acquisto di voti da esponenti della criminalità organizzata barese per ottenere l’elezione della moglie, Mari Lorusso, alle Comunali del 2019. I giudici (presidente Romanazzi, relatore Anglana) devono dunque valutare se le esigenze cautelari a carico dell’ex esponente politico siano ancora tali da giustificarne la detenzione in regime «As3», il massimo previsto prima del 41bis. La difesa insiste sul fatto che Olivieri è comunque un incensurato, e valorizza la decisione della Cassazione sul caso di Massimo De Tullio (parente acquisito del boss Savino Parisi, ex dipendente Amtab, pure lui formalmente incensurato) che ha poi portato il Riesame a liberare «Sottoghiaccio»: l’elemento dirimente è il fatto che i reati contestati siano (2019) molto risalenti nel tempo.
Nel caso di Olivieri, invece, la Dda con il pm Fabio Buquicchio ha insistito anche ieri sul fatto che poco prima dell’arresto l’ex consigliere regionale stesse «lavorando» per cercare i voti necessari alla ri-elezione della moglie (da candidare stavolta nel centrosinistra, nella lista «Sud al Centro» di Sandro Cataldo poi anche lui arrestato). E anche sul fatto che, durante le indagini, l’ormai ex avvocato fosse andato a casa di un pericoloso pregiudicato in detenzione domiciliare, per parlare di una presunta operazione di riciclaggio degli ingenti guadagni di Falco, condannato per le rapine ai tir.
«Gli elementi forniti» dalla Procura, secondo il gup De Salvatore, «depongono quantomento per un perdurante attivismo di Olivieri in ambito politico - con una proiezione verso il futuro - a fianco di un soggetto a sua volta gravato dalla stessa imputazione nel presente procedimento», ovvero il Michele Nacci che si era candidato nel 2019 con la moglie e a cui poco prima dell’arresto Olivieri aveva chiesto di impegnarsi nuovamente per trovare voti, in cambio di un suo interessamento per una migliore sistemazione lavorativa. Anche Nacci era finito in carcere a febbraio, e anche a lui il gup il 7 novembre aveva concesso i domiciliari.
Il processo Codice Interno, che mercoledì ha visto l’esame in aula del pentito Nicola De Santis (ha riparlato dell’incontro con Antonio Decaro in vista delle elezioni comunali 2009, parlando di un presunto scambio elettorale per l’assunzione di De Tullio in Amtab su cui le indagini non hanno trovato riscontri) riprenderà l’8 gennaio quando potrebbe essere sciolta la riserva sull’ammissibilità delle chat estratte dai cellulari di Olivieri, della moglie e del suocero (l’ex primario oncologo dell’Irccs Vito Lorusso). Il troncone in abbreviato (scelto da quasi tutti gli imputati) riprenderà invece mercoledì per proseguire con la requisitoria.
Ieri intanto Antonio Decaro è tornato sulle accuse del pentito De Santis. «Stiamo parlando di una questione già archiviata dalla magistratura che all’improvviso rispunta fuori per l’ennesima volta. Non sono e non sarò tranquillo finché queste accuse mi continueranno a sporcare come persona e come uomo politico. La politica, ecco. In certi momenti mi viene voglia di abbandonarla. Per tornare a fare l’ingegnere dell’Anas. Forse è l’unico modo per far sì che smettano di calunniarmi». Decaro ha incassato la solidarietà del successore, Vito Leccese: «Comprendo l’amarezza e la sensazione di impotenza che emerge dalle sue parole e gli sono profondamente vicino come amico. Gli sono ancora più vicino come sindaco perché sento di interpretare sinceramente i sentimenti dei baresi».