BARI - Si preannunciano tempi serrati per il processo nato dall’inchiesta su politica e mafia denominata Codice Interno. Ieri si è tornati in aula, dopo che nella scorsa udienza il presidente del precedente collegio (Domenico Mascolo) si era astenuto. I giudici della Seconda sezione penale (presidente Marco Guida) hanno poi rinviato l’udienza a martedì prossimo, 23 luglio, per sciogliere la riserva sulle eccezioni sollevate da alcuni avvocati in merito alle costituzioni di parte civile. Non ci sarà dunque (non ancora) una pausa per l’estate. Con buona pace di chi si lamenta dei tempi lunghi della giustizia.
È stata depositata ieri la costituzione dell’associazione Libera, rappresentata dall’avvocato Salvatore Lezzi. Già costituite, nella scorsa udienza, la Regione Puglia, i Comuni di Bari e Altamura, l’Amtab, l’Amgas, i ministeri dell’Economia e della Giustizia e la Figc. A rappresentare la pubblica accusa i sostituti Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino.
«È necessario fare sempre di più e non lasciare soli coloro che per paura e per intimidazioni non hanno il coraggio di denunciare - si legge nell’atto dell’associazione - Libera ha sempre pensato che le condotte che contribuiscono a sostenere e rafforzare le consorterie criminali mafiose, colpiscono e danneggiano gli uomini e le donne dello Stato che compiono il loro dovere, ma anche tutti i cittadini responsabili e i giornalisti che esercitano con la loro professione i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. È innegabile come tutto ciò rappresenti un ostacolo al corretto svolgimento delle attività associative e determini un rilevante danno di natura non patrimoniale alla suddetta associazione».
Regione Puglia e Comune di Bari hanno chiesto, complessivamente, un risarcimento di due milioni e mezzo di euro. In occasione della scorsa udienza, erano presenti sia il governatore Michele Emiliano che l’ex sindaco Antonio Decaro.
«La lesione degli scopi istituzionali dell’ente - si legge nell’atto di costituzione della Regione - è stata concreta e diretta in quanto la percezione di mafiosità allontana gli investitori, le imprese e i turisti, consegnandone un’immagine funestata e fragile che ha generato profonda amarezza e turbamento nella comunità pugliese».
Quindici in tutto gli imputati che hanno scelto il rito ordinario, 108 quelli in abbreviato. Fra coloro che hanno optato per il dibattimento spiccano i nomi dell’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari) e di suo padre, l’oncologo Vito, in passato primario dell’Istituto Tumori (attualmente detenuto in carcere in virtù del passaggio in giudicato di una precedente sentenza a 5 anni di reclusione), entrambi accusati di voto di scambio politico mafioso e difesi dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta. Si tratta del medesimo reato che viene contestata al marito della Lorusso, l’avvocato Giacomo Olivieri, in carcere dal 26 febbraio scorso per aver procacciato voti per la moglie in occasioni delle elezioni comunali di Bari del giugno 2019. Il professionista è fra i 108 che hanno optato per il rito abbreviato, che sarà celebrato dal gup Giuseppe De Salvatore: la data non c’è ancora, ma pare che sta per essere fissata a fine settembre. Olivieri, nel corso di un interrogatorio innanzi al procuratore Roberto Rossi, ha ammesso di aver stretto accordi per procacciare voti a favore di Mary Lorusso ma ha negato con forza di essere consapevole che i propri interlocutori fossero in qualche modo personaggi contigui alla criminalità organizzata. Attualmente è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Lanciano.
Gli altri 15 imputati con il rito ordinario sono Mario Dammacco, 59 anni, Maurizio Larizzi, 40 anni, Luigi Mendola, 48 anni, Gaetano Scolletta, 32 anni, Bruno Montani, 43 anni, Massimo Parisi, 51 anni, Dario Loporchio, 49 anni, Roberto Paolicelli, 47 anni, Massimo Patella, 49 anni, Giuseppe Petronella, 43 anni, Giuseppe Sette, 43 anni, Giandomenico Tafuni, 34 anni, Gharbi Ali, 44 anni.
In seguito all’inchiesta e al commissariamento dell’Amtab, il Viminale ha inviato la commissione d’accesso per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune di Bari. I primi tre mesi di accertamenti sono già scaduti a fine giugno, ed è probabile che ora verrà chiesta una proroga di altri tre mesi per completare le verifiche.