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Quando Cozze ospitò i sopravvissuti della Shoah: ecco la storia dimenticata

Quando Cozze ospitò i sopravvissuti della Shoah: ecco la storia dimenticata

 
Antonio Galizia

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Antonio Galizia

Quando Cozze ospitò i sopravvissuti della Shoah: ecco la storia dimenticata

Domenica 28 su iniziativa dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e del Comitato civico di Cozze, nei pressi del porticciolo della località balneare di Mola si terrà una manifestazione in ricordo dei profughi ebrei che nel 1947

Giovedì 25 Aprile 2024, 18:24

MOLA-CONVERSANO «Erano in 150: sopravvissuti all’Olocausto sbarcarono a Cozze dove fu allestito un campo profughi che lasciarono dopo circa tre mesi, fuggendo di notte in direzione della loro terra di origine». Ottavio Furio è un testimone diretto dell’approdo nel borgo marinaro di Mola dei profughi ebrei in fuga dagli orrori dei lager nazisti. «Era l’estate del 1947», ricorda con la voce rotta dall’emozione, nell’incontro sulla Festa della Liberazione organizzato dall’Upte di Conversano nella sala convegni in San Benedetto.

Una ricorrenza che quest’anno avrà una connotazione celebrativa: domenica 28 su iniziativa dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e del Comitato civico di Cozze, nei pressi del porticciolo della località balneare di Mola si terrà una manifestazione in ricordo dei profughi ebrei che nel 1947, dopo essere sfuggiti alla Shoah, si rifugiarono nel borgo marinaro. In ricordo di quei profughi verrà svelata una lapide. Un’altra verrà svelata in memoria di Giuseppe Di Vagno, il giovane parlamentare socialista assassinato dagli squadristi fascisti che prima dell’omicidio del 25 settembre del 1921 si riunirono a Villa Cassano a Cozze. Ne parleranno il professor Vitantonio Leuzzi dell’Ipsaic (Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea), i sindaci di Mola e Conversano, Ermando Ottani dell’Anpi e per il Comitato civico di Cozze Isa La Selva e Antonio Renna.

La storia del campo profughi a Cozze è tra le tante ignorate dagli storiografi. Non tutti sanno che questa località tra il 1945 e il 1947 - hanno ricordato Ottani e Renna - ebbe un importante ruolo in uno degli esodi più significativi del ventesimo secolo: quello degli ebrei che dopo essere sfuggiti alle persecuzioni naziste erano pronti ad emigrare nella loro futura patria. Per raccontare questa storia è necessario tornare indietro nel tempo, al termine della Seconda guerra mondiale. Con il mondo scosso dall’Olocausto e i sopravvissuti che oltre ad avere negli occhi l’orrore dei lager, hanno la necessità di rifarsi una nuova vita. Migliaia di ebrei vengono così ospitati in campi profughi in attesa che una nave li trasporti dall’altra parte del Mediterraneo. E a partire dal 1946 le case disabitate di Cozze vengono utilizzate per dare un tetto ai rifugiati di passaggio.

«Comincia così una singolare convivenza tra i pochi abitanti della frazione - ha ricordato Ottavio Furio, che ha esibito la foto di un gruppo di profughi e una cartolina - all’epoca un borgo di pescatori, e i nuovi ospiti. La permanenza dei migranti, tra i quali c’è un chirurgo israelita, dura alcuni mesi. E si conclude in una notte d’estate, quando s’imbarcano nel buio diretti verso la loro terra promessa». La vicenda, raccontata nel film «Il grido della terra», diretto nel 1949 da Duilio Coletti, verrà ora impressa «a futura memoria» su una lapide al porticciolo di Cozze.

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