BARI - Gli alberghi erano già pronti, le schede per votare quasi, ma a tre giorni dal voto il leader nazionale dei 5S Giuseppe Conte ha fatto saltare il banco e le primarie dopo gli ultimi arresti a Bari e le indagini sull’assessore regionale Anita Maurodinoia. La scelta non è stata condivisa con gli alleati, ma “solo” comunicata per telefono a Elly Schlein, pochi minuti prima di ufficializzarla ai giornalisti. Si ratifica una inattesa spaccatura con il Pd, che - attraverso una nota del capogruppo al Senato Francesco Boccia, l’interlocutore del Nazareno più attento ai grillini - ufficializza la scelta di andare avanti con la candidatura di Vito Leccese, di fatto alternativa a quella di 5S e vendoliani, schierati con Michele Laforgia. «Per noi oggi inizia la campagna elettorale. Ma se vorranno - aggiunge alla «Gazzetta» il senatore di Bisceglie - potranno dialogare con Vito. Altrimenti le primarie si svolgeranno l’8 e 9 giugno».
L’ex premier - in città per sostenere la candidatura del penalista Michele Laforgia - ha chiuso la partita dei gazebo così: «Alla prima inchiesta giudiziaria se ne aggiunge ora una seconda in cui è coinvolto ovviamente il voto di scambio, l’inquinamento del voto. Cosa che noi stiamo denunciando da tempo. Per il M5S non ci sono le condizioni per svolgere seriamente le primarie».
La decisione del leader grillino ha generato una replica del Nazareno che segna la forte tensione nella nascente coalizione: «La scelta di Conte di uscire dalle primarie è incomprensibile. Se il M5S pensa di vincere da solo contro la destra proceda pure. Ma abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno. Il Pd resta al fianco di Bari che ha già dimostrato quanto sia importante il Pd come presidio di legalità e di buona amministrazione. Siamo certi che il Pd insieme al centrosinistra vincerà di nuovo le elezioni contro questa destra». E anche Italia Viva, con Maria Elena Boschi, attacca l’ex presidente del Consiglio: «La domanda che faccio a Conte è semplice: anziché lasciare le primarie di Bari, perché non lascia la giunta Emiliano? I grillini sono parte integrante del ‘sistema Emiliano’, noi no».
Sulla linea di Conte c’è naturalmente Michele Laforgia: «Le primarie a Bari non si possono fare, non ci sono le condizioni. Noi chiederemo di sospenderle, anche pubblicamente all’altro candidato Leccese. Spero che questa soluzione sia condivisa e che riusciremo a trovare una strada per tenere unita la coalizione».
Spiazzato dalla scelta di Conte è apparso anche Nichi Vendola primo sponsor di Laforgia. L’ex governatore è impegnato in un estremo tentativo di non rompere il campo largo, ma il margine d’azione è ormai ristrettissimo. E si toglie anche un sassolino dalla scarpa nei confronti del presidente Michele Emiliano: «Tutti dobbiamo fare questa opera di pulizia. Bisogna lottare per cercare di vincere senza avere paura di perdere perché la cosa peggiore non è perdere le elezioni, ma perdere l’anima. Noi abbiamo il dovere di dare questa anima al centrosinistra, una speranza di cambiamento, emancipazione e libertà dalla forza di intimidazione dei clan».
Nel comizio, Conte ha sostanzialmente presentato una piattaforma molto schierata a sinistra (quasi un’Opa su Sinistra italiana e sullo stesso Pd), sul pacifismo, contro il posizionamento internazionale del governo Meloni («che si inchina alle banche») e critico nei confronti di Israele «per le violazioni dei diritti umani a Gaza». E su Bari ha provato a fare il cerchiobottista: «Bari è migliorata, non abbiamo attaccato l’amministrazione uscente. Da ragazzino non andavo a Bari vecchia, mi fermavo sul lungomare. Ora l’ho attraversata con piacere. Dobbiamo offrirle crescita e sviluppo sociale». Sullo schema politico da adottare è stato però netto: «Se dobbiamo assumerci una corresponsabilità nella prossima amministrazione, dobbiamo creare le condizioni massime per poter operare in piena trasparenza. Per questo ci siamo predisposti a lavorare per un “campo giusto”. Dobbiamo interrogarci su come evitare che ci possa essere il minimo dubbio di una azione, che non si operi nel pieno segno della legalità e trasparenza, contro ogni forma di trasformismo». Per questo formula un appello alle forze del centrosinistra: «Nessuno ci ha detto perché Laforgia può essere il candidato comune. Ci siamo adattati per spirito di coalizione a partecipare alle primarie-unitarie. Alla luce dei fatti sopravvenuti credo che assecondare lo svolgimento di primarie, facendo finta che non ci sia la necessità di un supplemento di riflessione, sia sbagliato. Non ci sono più le condizioni per farle». Ecco la svolta contiana: «Ne abbiamo parlato con Laforgia e Vendola, l’ho comunicato al segretario del Pd. Non sono più all’ordine del giorno. Laforgia è sul campo, invitiamo tutte le forze a pensare di convergere sul nostro candidato». In serata è arrivata anche la risposta del segretario regionale dem Domenico De Santis: «Se si vuole imporre un solo nome da sei mesi (Laforgia, ndr), il sospetto che si volesse andaree divisi dall’inizio è più che un sospetto legittimo».
Oggi sarà in città, per un evento in piazza Umberto, la segretaria nazionale dem Elly Schlein: la sua presenza, dopo tutta questa bagarre, era stata in dubbio.
(ha collaborato Rosanna Volpe)