Sabato 06 Settembre 2025 | 18:37

La scheda: come funziona il procedimento che porta a sciogliere un Comune per mafia

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

La scheda: come funziona il procedimento di scioglimento di un Comune per mafia

L'iter ha anche natura politica. L'ultima parola spetta al Viminale. Il decreto può arrivare anche dopo le elezioni

Martedì 05 Marzo 2024, 19:22

È un procedimento particolare quello che disciplina lo scioglimento per mafia dei Comuni. Un procedimento amministrativo su cui la politica esercita una influenza fortissima, e che la Puglia ha sperimentato tre volte dal 2022 a oggi con i casi di Neviano, Trinitapoli e Orta Nova. Ma se si allarga lo sguardo fino al 2014 il conto sale a quota 19, con i casi principali che hanno riguardato Foggia e prima ancora Valenzano.

Nella gran parte dei casi censiti nell’ultimo biennio - secondo i dati raccolti da Avviso Pubblico - il punto di partenza degli scioglimenti sono inchieste delle Direzioni distrettuali antimafia o, comunque, operazioni di polizia giudiziaria da cui emergono elementi che riguardano i Comuni. Fatti che poi transitano per i canali istituzionali andando a costituire il patrimonio di conoscenze degli apparati istituzionali. Ma proprio la Puglia dimostra che non sempre va così: nel caso di Foggia tutto partì dalla segnalazione relativa a un appalto mai aggiudicato (le telecamere di sicurezza che il Comune non riusciva a installare), mentre a Valenzano furono determinanti le segnalazioni di alcuni cittadini a proposito dell’omaggio fatto dal sindaco al boss locale durante una festa patronale.

È il prefetto a nominare la commissione di indagine cui spetta individuare gli «elementi certi, univoci e rilevanti» di condizionamento da parte della criminalità organizzata richiesti dalla legge approvata nel 1991. Gli accertamenti devono concludersi entro tre mesi che possono diventare al massimo sei. La relazione della commissione deve essere trasmessa (per un parere) al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, e quindi - entro 45 giorni - al ministro dell’Interno. Spetta al Viminale (qui comincia la discrezionalità politica) decidere se sottoporre una proposta di scioglimento al Consiglio dei ministri, che deve decidere entro 90 giorni dalla trasmissione della relazione: il decreto viene adottato dal Capo dello Stato e dispone l’insediamento di una commissione straordinaria per un periodo che va dai 18 ai 24 mesi, il tempo necessario a rimuovere le criticità e poi riconsegnare le scelte ai cittadini. La legge prevede la possibilità di scioglimento non solo quando le infiltrazioni riguardino direttamente le amministrazioni, ma anche quando l’interferenza dei clan comprometta «il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati». Dunque anche i trasporti o la raccolta dei rifiuti, affidati in appalto oppure ad aziende pubbliche, potrebbero essere motivo per adottare provvedimenti antimafia.

I procedimenti per arrivare al commissariamento (che per legge dovrebbero concludersi in un massimo 315 giorni) nella pratica possono essere anche molto lunghi. Per Valenzano, per esempio, le procedure richiesero circa due anni, per Foggia circa un anno. Tutto questo per dire che nessun provvedimento di scioglimento potrebbe essere adottato prima delle elezioni di giugno. Il fatto che le procedure previste dalla legge comincino quando è in carica una amministrazione e si concludano quando già c’è la successiva non è un ostacolo: capita, ed è capitato (Trinitapoli) che lo scioglimento abbia colpito il successore del sindaco individuato come «permeabile» ai condizionamenti della criminalità organizzata. 

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