BARI - Mentre stanno organizzando una campagna elettorale con metodi che il gip Alfredo Ferraro ha ritenuto illeciti, il candidato Michele Nacci e la suocera Bruna Montani (entrambi finiti in carcere lunedì) parlano di un «concorrente» che - come loro - avrebbe promesso denaro in cambio di voti. Si tratta di Nicola Gravina, poi eletto consigliere alla terza circoscrizione di Bari nella lista «Sud al Centro» di Anita Maurodinoia. Ed è qui che lady preferenze incrocia l’indagine «Posto fisso», tanto da indurre i pm a iscriverne il nome con l’accusa di concorso in scambio elettorale politico mafioso.
L’intercettazione ambientale captata dal trojan è del 20 maggio 2019, sei giorni prima delle elezioni. «Io sono sincero con voi dal primo giorno, e vi ho detto che io una ventina di voti ve li dovevo dare... e li avrai!», dice il pluripregiudicato Pasquale Tisti a Nacci e Montani. «È che quello, onesto, io vivo in una certa maniera... Nicola Gravina deve dare 50 euro a voto (interviene Nacci: “Lo so”) ed è sicuro, non puoi fuggire». Questa conversazione ha indotto la Squadra mobile a chiedere l’intercettazione di Maurodinoia e Gravina, rilevando la «presunta vicinanza, o quantomeno, conoscenza della Maurodinoia all’indagato Lovreglio Tommaso ed a suo padre Battista». I pm Fabio Buquicchio e Marco d’Agostino autorizzano le intercettazioni con un decreto d’urgenza e iscrivono tutti nel registro degli indagati. I telefoni vengono «attaccati» il 23 maggio 2019, ma l’ascolto di quelli di Maurodinoia e Gravina viene sospeso il giorno successivo perché - spiega l’informativa finale della Polizia di Stato - il decreto di urgenza non è stato convalidato dal gip. Tuttavia la Procura ha poi chiesto e ottenuto dal gip Galesi, a luglio 2020, una proroga delle indagini anche a carico del gruppetto.
CONTINUA A LEGGERE SULL'EDIZIONE CARTACEA O SULLA NOSTRA DIGITAL EDITION