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Bari, Gasparri insiste sullo scioglimento del Comune per mafia: «Sottoporre a verifica la gestione». Decaro: «Fai campagna elettorale sulla pelle dei baresi»

 
Redazione online

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Scioglimento del Comune di Bari, botta e risposta tra Decaro e Gasparri: «Sottoporre a verifica la gestione»

Il senatore attacca di nuovo il sindaco: «Decaro conferma molti dei nostri sospetti»

Mercoledì 28 Febbraio 2024, 16:43

19:56

BARI - Continua la polemica tra il senatore Maurizio Gasparri e il sindaco di Bari, Antonio Decaro, sull'ipotesi di scioglimento del Comune dopo l’inchiesta della Dda barese che ha disvelato un presunto intreccio tra alcuni politici e i clan mafiosi.

«Mi riferiscono di un confuso messaggio audiovisivo su un social del sindaco di Bari, Decaro, in cui fa il mio nome. Mi dicono Decaro confermi molti dei nostri sospetti. Parla di imperfezione del mondo e quindi di contatti di questo o di quel candidato della sua area politica con ambienti non propriamente specchiati. Penso che questo video debba essere girato alle autorità giudiziarie, che potranno trovare spunto per le indagini che in corso. Per quanto riguarda poi gli attacchi personali, come si dice a Roma, mi rimbalzano addosso e li respingo direttamente a Decaro. La gestione del Comune di Bari deve essere sottoposta ad un’attenta verifica da parte delle autorità competenti. Ed apprezzo l’iniziativa dei parlamentari del centrodestra che si sono recati dal Ministro dell’Interno Piantedosi. Decaro può dare le lezioncine a casa sua, ma non certamente a me. Che amo Bari, la Puglia e sarò molto attento a quello che sta accadendo in una città che merita di essere governata meglio. La situazione barese è tutt'altro che trasparente. Il confuso messaggio audiovisivo di Decaro lo conferma e offre spunti investigativi ulteriori. L’acquisizione di consensi impropri e di passaggi da uno schieramento all’altro che si è verificato al Comune di Bari e alla Regione Puglia andrà approfondita. Masserie per matrimoni comprese». Lo dichiara il Capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri a seguito del video postato sui social dal primo cittadino di Bari che attacca apertamente il senatore.

LA REPLICA DI DECARO

«Sono felice di leggere dell’amore di Gasparri per questa città. Ma mi permetto di dubitare della genuinità del suo sentimento. Chi ama Bari non fa campagna elettorale sulla pelle della città». Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro, replica alle dichiarazioni del senatore Maurizio Gasparri in merito alle polemiche nate dopo i 130 arresti a Bari, compreso l’arresto di una consigliera comunale eletta nelle liste del centrodestra e poi passata alla maggioranza che sostiene il sindaco.

«Chi ama Bari - dice Decaro - non approfitta di un’inchiesta, lodevole, della Procura per fare di tutta l’erba un fascio, anche se capisco che per provenienza politica questo sia per lui un richiamo irresistibile. Chi ama Bari non si tappa le orecchie mentre il procuratore parla dell’amministrazione come di un ente che ha agito «nella direzione della lotta alla criminalità». Chi ama Bari non fa finta di non sapere che la consigliera accusata di voto di scambio nel 2019 era candidata proprio nella coalizione dell’onorevole Gasparri. Chi ama Bari, semplicemente, dovrebbe avere più rispetto per la gran parte dei cittadini e delle cittadine baresi di tutte le provenienze politiche che in più circostanze, elettorali e non, hanno dimostrato, loro sì, amore per la città e affetto per questa amministrazione. La stessa amministrazione che lui, tra un’ospitata tv e l’altra, vorrebbe commissariare insieme al consiglio comunale».

Secondo Decaro si tratta «dell’ultima, disperata arma di chi non ha idee per la città, non ha un candidato sindaco, e vuole vincere le elezioni «commissariando» gli avversari. Per il resto, se Gasparri vuole intimorirmi, sappia che ha sbagliato bersaglio. Io non ho paura di lui e non ho paura della verità, avendo denunciato in prima persona, come tutti i baresi sanno, i clan mafiosi della città. Si facciano dunque tutti gli accertamenti del caso. Ho la coscienza a posto, io». 

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