Lo scenario non è certo quello emergenziale dei primi due anni della pandemia Covid e nemmeno (in quanto a numero di infezioni) quello del 2022. Rispetto all’attualità anche il dato di inizio 2023 appare abnorme (a gennaio in provincia di Bari furono rilevate circa 7mila delle 20mila infezioni registrate in Puglia). Di fatto, però, considerando le ultime settimane di monitoraggio, l’andamento del contagio risulta ancora in crescita, tendenza che si conferma anche in questi giorni, con l'indice di trasmissibilità sopra la soglia epidemica (l'Rt a livello nazionale è a 1,2, cioè un individuo contagia mediamente più di un’altra persona). Nel periodo 8-14 settembre il tasso di incidenza settimanale è stato nel Barese di 36 infezioni ogni 100mila abitanti (solo Lecce ha fatto peggio con 39, ma è in regressione: il valore era 44 a fine agosto, influenzato dalla coda delle vacanze estive in Salento, maggiormente caratterizzate dagli assembramenti), mentre era 31 nella settimana 4-10 settembre e 24 nel periodo 28 agosto-3 settembre. L’incremento, considerando i dati più recenti confrontati ai sette giorni precedenti, si è attestato sul 25% a livello regionale. Ma mentre Lecce è stabile su valori più alti, a Bari, che è l’altra provincia con i maggiori casi riscontrati, la diffusione è in aumento (del 33%).
CRESCITA
Complessivamente nella regione sono stati registrati nelle prime due settimane di settembre 2.272 contagi, con una proporzione di tamponi positivi che si aggira intorno al 10% (test totali: 21.657), in incremento rispetto al mese di agosto (8%, con un numero di tamponi totali pari a 35.588), una percentuale significativa che determinerebbe ben altri numeri se ci fosse una maggiore propensione ai test di verifica. Non è infatti un caso, dando uno sguardo per classi di età, che nella settimana 4-10 settembre i tassi di incidenza più elevati si registrino nelle persone di 0-2 anni e over 90, sebbene risultino comunque in incremento tutte le fasce con l’eccezione di 11-13 anni, 14-18 anni e 25-44 anni. «Il fatto che la crescita relativa maggiore si osservi nella categoria 80-89 anni - osserva Lucia Bisceglia, dirigente dell'area epidemiologia e care intelligence dell'Aress Puglia e presidente dell'Aie, associazione italiana di epidemiologia - è verosimilmente legato sia ad una diversa propensione al test sia a campagne attive di sorveglianza, ad esempio nelle Rsa. In ogni caso, ritengo improbabile, anche tenendo conto della fine delle precauzioni (eccetto nei presidi sanitari e nelle residenze per anziani - n.d.r.), che possa esserci in futuro un aumento esponenziale che ci faccia tornare ai livelli dello scorso anno».
VULNERABILITA'
Di sicuro, però, la situazione è in evoluzione e va monitorata attentamente, anche per adeguare le decisioni sulle misure da adottare: benché in misura molto ridotta, i ricoveri e i decessi continuano purtroppo ad esserci. «I ricoverati sintomatici presenti in ospedale - afferma Bisceglia - sono 41, di cui 3 ricoverati in terapia intensiva. L’andamento dei ricoveri risulta in lieve aumento ma senza alcun segnale di pressione sugli ospedali. Dall’inizio del mese sono stati registrati 6 decessi, con età media 83 anni, e una letalità complessiva che si aggira intorno all’0,2%, in linea con il mese precedente. Quello che viene confermato, dunque, è la maggiore vulnerabilità degli anziani alle conseguenze più gravi del virus. Il ministero ha annunciato per ottobre l'avvio della nuova campagna vaccinale. Speriamo in un'adesione massiccia, come è accaduto in Puglia dall'avvio della disponibilità dei vaccini».