BARI - Nel 2022 le denunce di aggressione nell’Asl di Bari sono state 42, di cui 17 per violenza fisica e verbale, 5 solo fisiche e 20 aggressioni solo verbali. I dati sono stati diffusi dal sindacato di medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed che evidenzia che il «40,4% dei casi hanno riguardato medici, il 28,5% infermieri, il 7,1% assistenti sociali, 4,7% Oss, 4,7% amministrativi e 14,6% altro personale (psicologici, farmacisti, tecnici)».
«Anche la Puglia - riferiscono dal sindacato - ha pagato un prezzo troppo alto per la mancata sicurezza degli operatori della sanità; la morte di Paola Labriola, avvenuta per mano di un paziente il 4 settembre 2013, è una ferita insanabile, un dolore inconsolabile che si rinnova ogni volta che si ha notizia di una ennesima aggressione. Da allora, duole sottolinearlo, nulla è cambiato». Il 69% delle violenze registrate negli ospedali di Bari e provincia, viene evidenziato, ha visto "protagonista un paziente, il 28,5% parenti dei pazienti, il 2,4% utenza non identificata». Gli episodi, secondo quanto emerge dal report, si sono verificati principalmente nei Centri di salute mentale, Servizio per le dipendenze, Servizio psichiatrico diagnosi e cura, Neuropsichiatria, Pronto Soccorso.
«La Asl Bari ha il triste primato nelle aggressioni al personale sanitario - commenta Silvia Porreca, segretaria aziendale Annao Assomed Asl Bari -. La nostra posizione, come più volte espressa anche dal segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, è chiara: fino a quando non si metteranno in atto tutte le condizioni per tutelare il personale sanitario nell’esercizio delle proprie funzioni, non faremo che contare le vittime». «Occorre, lo ribadiamo, il riconoscimento del medico quale pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, l'inasprimento delle pene nei confronti degli aggressori, il rafforzamento - conclude - dei sistemi di vigilanza in tutti i presidi, soprattutto quelli con maggiore vulnerabilità come reparti e centri psichiatrici e pronto soccorso».