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Alessio Viola, una vita da ribelle sulle note rock di «Closin time»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Giornalismo pugliese in lutto: a 70 anni muore Alessio Viola

Ieri il funerale a Bari dello scrittore tra Corto Maltese, Mao e rugby

Venerdì 23 Dicembre 2022, 14:54

Corto Maltese a Mao Zedong, passando per fabbriche, pub,  motori, giornalismo, romanzi. Sempre in direzione ostinata e contraria. Alessio Viola, scrittore e giornalista, di origine dauna, barese di adozione (ma cittadino d’elezione della Valle d’Itria), ha scelto proprio il giorno del solstizio per interrompere la sua avventura terrena. E la parola «avventura» descrive in pieno un'esistenza che aveva una radice naturaliter anarchica e ribelle, con una meravigliosa inquietudine di fondo, tutta novecentesca, per la giustizia sociale e la libertà.

La sensibilità di Viola era quella di un «intellettuale disorganico»: non cercava il plauso della sua comunità politica nelle altalenanti stagioni del vendolismo e dell’emilianismo, ma lanciava  inviti continui a non cedere alle lusinghe del salotto e dei palazzi del potere. Editorialista per Repubblica Bari e Corriere del Mezzogiorno, presentava letture affilate sui nodi del nostro tempo: la sanità come misura dei diritti del cittadino senza distinzione di censo, la lotta alle morti bianche, la sacrosanta battaglia contro tutte le mafie (anche quelle miserabili che infestano i quartieri come Carrassi), la riscoperta dei grandi fondamentali della politica come antidoto al tunnel del leaderismo. Questi temi erano oggetto di lunghe conversazioni con i suoi «fratelli», tra sorrisi, battute pungenti o piccanti, invettive contro il satrapo di turno, pensieri affettuosi per il piccolo e amato figlio Cesare e per la moglie Ileana, in un bar di popolo - pieno di eccentrici motociclisti, cameriere di colore, amanti del fumetto e aspiranti rivoluzionari -. Dove? In Corso Sicilia, fatalmente proprio a metà strada tra i due luoghi simbolo del radicalismo politico barese, Via Gabrieli e Piazza Umberto. 
È stato uno scrittore realista e un editorialista pragmatico. In ogni sua pagina (come nel romanzo-gioiello Dove comincia la notte, edito da Rizzoli) si sentiva la colonna sonora della sua vita: il rumore frenetico e quasi estatico dei cortei del movimento, i pistoni dei macchinari delle fabbriche con l’appendice della polvere che intasa le narici, il formicolio di vite e amori nella «Taverna del Maltese» fino al clangore delle chiavi che serravano il locale, il profumo senza tempo della «gente della notte» («quella che fa lavori strani»), il vocabolario iconico di una città levantina. Aveva punti di contatto con due scrittori-narratori del mondo industriale, Paolo Volponi e Antonio Pennacchi, e questa sensibilità la riversava nei suoi articoli e libri.
Era anche un rugbista autentico, sport che amava per la prova di amicizia che si pratica in partita (e nella vita) non lasciando nessuno indietro. Una volta raccontò così questa passione: «Ho giocato per dieci anni nel Bari: agli inizi si chiamava Fiamma perché era stato fondato da un professore di educazione fisica fascista (Antonio Bifaro, ndr). Questo non impedì a diverse persone di sinistra e antifascisti di convivere in quella squadra con alcuni giocatori di destra. (…) Il rugby lo fai o non lo fai».
Combattendo contro un terribile mesotelioma, che irrideva sine die con satira ispirata, detestava la retorica pro malati racchiusa nel format di «Nadia Toffa guerriera». Preferiva la realtà. E l’ammissione della «paura, della fatica della chemio», disdegnando il lessico bellicista quanto gli osanna guerrafondai per l'attore di Kiev. 
Si è congedato con il «libretto rosso», una palla ovale, la divisa della Fiamma Rugby, un segnalibro del «gentiluomo di fortuna», i versi del russo Esenin, e le note di Closin time. Un verso di questa canzone dice: «I know who I want to take me home». E tutti i compagni di ventura che lo hanno salutato ieri nel cimitero di Bari hanno ricordato che, «chiuse le porte del locale», sulla strada del ritorno a casa, Alessio è stato almeno una volta al loro fianco

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