«Ho inaugurato il locale il 7 marzo 2020. Tre giorni dopo è iniziato il lockdown per il Covid. Dopo due anni di pandemia ora mi trovo come tanti miei colleghi a combattere contro il caro bollette. Ma il vero problema è il “regolamento comunale per l'arredo urbano” che ci viene imposto su tutto. Sto parlando di 84 pagine dove si regolamenta dal colore dei tavoli, agli ombrelloni, obbligando a dover usare arredamenti di una tristezza infinita. E se non rispetti tutti i codici e codicilli ecco pronta la sanzione. Bari è nella top ten tra le città più sanzionatorie d'Italia. Si calcola in 27 euro pro capite per ogni residente, sinceramente mi sembra una assurdità».
Tommy Attanasio è un fiume in piena, seduto all'esterno del suo locale in via Melo e nello stesso tempo un osservatore privilegiato delle trasformazioni che Bari sta vivendo. «Sono stato consigliere regionale per tre legislature. Quando ho chiuso con la politica non volevo stare con le mani in mano ed ho aperto un mio locale. Certo, la tempistica non mi è stata favorevole, ma posso dirlo: il Palazzo, la politica non capisce le necessità delle persone comuni, dei cittadini. Stiamo annaspando da due anni a questa parte e tu che fai? Mi fermi tutto se non c'è una marca da bollo sulla richiesta di occupazione di suolo pubblico? Ho avuto una multa di 150 euro per questo».
Tra caro bollette, regolamenti, tasse e balzelli il commercio barese soffre, trasformandosi in uno spettro di quello che era tanti anni fa. «Tanti non stanno affiggendo le bollette ormai per rassegnazione – continua Attanasio -. E vogliamo parlare della tassa dei rifiuti del 2020? Abbiamo visto tutti il sindaco commuoversi per via Argiro, con il centro chiuso per il lockdown e un anno dopo che fai? Mi mandi la tassa dei rifiuti per servizi che non ho utilizzato. Io non ho metro di paragone, ma alcuni colleghi mi dicono che ha una diminuzione solo del 20%. Quella tassa doveva essere azzerata. Alle lacrime si devono seguire atti amministrativi concreti».
Per Tommy Attanasio questi due anni in un locale che fa angolo su via Melo è una sorta di palestra di vita. Lo conferma lui stesso. «Ad una riunione di commercianti l'ho detto: come ci hanno ridotto. Vedi una distanza siderale tra chi vuol fare e chi fa di tutto per non farti fare e le pagine su pagine del regolamento comunale ne sono la prova». Eppure ci sono segnali di una città viva. In un qualsiasi lunedì settembrino si vedono tanti turisti... «Il trend turistico è in crescita, è un dato oggettivo – dice Attanasio -, ma stiamo attenti. Gli scontrini si abbassano di valore. I negozi e i ristoranti sono pieni, ma il fatturato? I clienti che nel mio locale prima consumavano un hamburger, una bibita e un dolce, ora prendono o una cosa o l'altra. Il mio cuoco lo può confermare, abbiamo diminuito gli ordini di merce e questo sta succedendo a tutti. Le famiglie sono alle prese con i rincari e i consumi iniziano ad essere tagliati. Ecco perché dico che serve una presa di posizione diversa a livello politico. Bari oggi è come una grande scatola di cartone colorata. Bella, grande. Il bambino se ne innamora e il papà o la mamma comprano, ma dentro c'è un trenino piccolo-piccolo. Così non si va avanti. La pubblica amministrazione deve tornare ad essere servente nei confronti del cittadino, di chi vuole fare impresa. Le 84 pagine del regolamento comunale per l'arredo urbano sono la dimostrazione della distanza che si continua a tenere. Sono una offesa alla creatività. Sono il frutto di una decontestualizzazione di chi non capisce come vivono le persone. Il grido di dolore di ristoratori e commercianti è forte, qualcuno ci vede ascoltare».