ALBEROBELLO - L’impatto, il boato, la nave accasciata e Giuseppe che non c’è più. Alberobello piegata dal dolore, una comunità squarciata dalle lacrime, la vita affogata a 30 anni. Sono passati 10 anni, ma oggi, finalmente, è arrivata la medaglia d’oro al valor civile per Giuseppe Girolamo, il giovane della Capitale dei trulli che il 13 gennaio 2012 ha perso la vita nel naufragio della Costa Concordia, all’isola del Giglio.
Giuseppe, che lavorava sulla nave come batterista, cedette il proprio posto sulla scialuppa di salvataggio a due fratellini, alla loro mamma e al loro papà pur non sapendo nuotare e quindi consapevole che quel gesto gli sarebbe costato la vita. La medaglia, si legge nella motivazione, sul sito del Quirinale, gli è stata conferita per il «grande esempio di coraggio, di solidarietà e spirito di sacrificio».
Il riconoscimento arriva, finalmente, dopo decine e decine di richieste che il Comune di Alberobello ha inviato, negli anni scorsi per ottenere l’onorificenza. Che è un gesto simbolico e doveroso nei confronti di un eroe generoso che ha sacrificato se stesso per salvare il prossimo.
L’ex amministrazione guidata dal sindaco Michele Longo avrebbe voluto intestare al giovane la piazza principale del paese - piazza del Popolo - quella che arriva al Comune e che cuce le parti più belle della località pugliese patrimonio dell’Unesco: da un lato verso la chiesa dei Santi Medici, dall’altra verso il belvedere che si affaccia sulla zona trulli. La mamma del giovane però non ha mai voluto. Le scoppierebbe ancora di più il cuore ad attraversare quella piazza così centrale, così visitata, pensando al figlio che non c’è più.
Sulla richiesta al valor civile il Comune non si è mai arreso. Lettere continue, telefonate su telefonate, fino a quando il 12 luglio è arrivata l’ufficialità, a due giorni da quello che sarebbe stato il 40mo compleanno di Giuseppe.
«La medaglia non ce lo restituisce e non ce lo restituirà mai - dice l’ex sindaco Michele Longo - ma finalmente conferisce dignità e valore al gesto generoso e grandioso di questo straordinario figlio di Alberobello»
La passione per la musica, l’amore per il lavoro sulle navi da crociera, il sorriso che non mancava sulle sue labbra. Lo ricordano tutti così Giuseppe ad Alberobello.
Antonella Bologna, la donna salvata dal naufragio, lo descrive così: «A guardare la scena stava un uomo vestito di nero, in un angolo, con la testa china e io ricordo di avergli detto: La prego, mi deve far salire, ho due bambini. Nel panico generale è riuscito a restare calmo e ad aiutarci. Credo fosse un angelo o mi è parso tale. Perché solo grazie a lui siamo riusciti a salire nella terza scialuppa e accomodarci nella parte finale. Dopo di ciò è scomparso». È annegato Giuseppe, risucchiato dall’acqua gelida di quella notte, dal mare profondo. Com’è profondo il dolore ancora oggi ad Alberobello.
Nel giorno dell’anniversario dei 10 anni della Concordia a gennaio scorso, le bandiere del Comune furono listate a lutto, a mezz’asta sul balcone che si affaccia su quella piazza che idealmente porta comunque il nome di Giuseppe e ne tramanda la memoria. Così, ancora oggi, dieci anni dopo, con orgoglio e con identica commozione, Alberobello piange il suo eroe, orgogliosa di annoverarlo tra i suoi cittadini più illustri, straordinario emblema di altruismo e generosità.