BARI - Slitta ancora la sentenza sull'omicidio volontario aggravato di Pietro Capone, il 49enne di Gravina in Puglia (Bari) noto come il «paladino della legalità» per la sua lotta all’abusivismo edilizio, ucciso con due colpi di pistola alla testa la sera del 10 marzo 2014.
I giudici della Corte di Assise di Bari, al termine di cinque ore di camera di consiglio durante la quale avrebbero dovuto prendere una decisione sulla richiesta di condanna a 22 anni di reclusione per l’imprenditore 70enne di Gravina in Puglia, Gaetano Scalese, ritenuto l’assassino di Capone, hanno disposto l'ulteriore audizione di otto testimoni, sei agenti di polizia giudiziaria e due consulenti.
Stando alle indagini della polizia, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, il killer seguì in auto la vittima mentre rincasava, colpendola a morte a pochi metri da casa, prima da dietro, alla nuca, poi quando era già a terra. I giudici hanno rinviato il processo al 17 maggio, quando saranno proiettati nuovamente i filmati di diverse telecamere di videosorveglianza e rianalizzati orari e fotogrammi che hanno immortalato la vittima e l’auto ritenuta di proprietà di Scalese, per verificare la compatibilità con le diverse ricostruzioni fornite da accusa e difesa. Capone aveva un contenzioso giudiziario pendente anche con Scalese, arrestato per il delitto nel giugno 2019 e difeso dall’avvocato Andrea Di Comite (studio Polis).