BARI- Un incremento dei posti pari o superiore al 10% e l'abolizione del «quizzone»: i ragazzi interessati potranno prenotare il test nelle sedi universitarie già dal quarto anno della scuola superiore e potranno ripeterlo almeno quattro volte nel biennio precedente all'immatricolazione. La finalità è quella di prendere in considerazione soltanto il punteggio migliore conseguito, che i candidati andranno a inserire nel sistema per dare origine alla graduatoria finale. La rivoluzione per l'accesso alle facoltà di Medicina e chirurgia andrà a regime dal 2023, ma la sperimentazione delle prime novità è attesa nel breve periodo. I banchi, in tutta Italia, da 14.500 sono destinati a salire. Nel più grande Ateneo pugliese, quello di Bari, si avranno una trentina di posti in più.
Sarà il decreto della ministra Maria Cristina Messa a introdurre una riforma attesa da decenni. L’esplosione della pandemia ha messo a nudo uno dei punti di debolezza del sistema sanitario: la carenza di camici bianchi in corsia. E l’università corre ai ripari. Ancora per il 2022 il test di ingresso alla laurea magistrale sarà unico, in presenza e in modalità cartacea (la data è fissata per il 6 settembre), ma con alcuni aggiustamenti: meno domande di cultura generale, giudicate alle volte come ostacoli insormontabili, e più quesiti sulle materie tecniche. A partire dal mese di maggio sarà inoltre messo a disposizione degli interessati, in maniera gratuita, il materiale per le esercitazioni, che gli studenti potranno scaricare online. Ad agosto prenderanno il via i corsi di preparazione, sempre su piattaforma informatica, e a costo zero.
La svolta arriverà dal 2023. L’accesso programmato alla facoltà diventa un percorso: si investirà sull'orientamento e sulla formazione sin dalle scuole superiori e il concorsone sarà trasformato in un test di orientamento e ingresso, che potrà essere affrontato più volte. Nel corso dell'ultimo biennio della scuola superiore, gli atenei renderanno disponibili i test del tipo Tolc (prove standardizzate del Cisia, il Consorzio interuniversitario sistemi integrati per l'accesso ai corsi di laurea a numero chiuso).
Saluta con favore la riforma il rettore dell'Università «Aldo Moro» di Bari, Stefano Bronzini: «Se ci deve essere una selezione in entrata, questo è un metodo efficace. Gli studenti saranno più tutelati: l'accesso alla carriera universitaria non sarà più vincolato a un unico tentativo e i test saranno affidati ad algoritmi distributivi. I test saranno differenti però di pari peso in termini di difficoltà. L'iscrizione, che si paga una sola volta, offrirà l'opportunità di valutare la preparazione in step successivi». L’Uniba garantisce da anni i corsi di preparazione e in maniera gratuita. Bronzini ritiene inoltre che questo sistema possa essere utile a risolvere il problema dello scorrimento delle graduatorie. A seguito delle rinunce, ad anno accademico avviato e dei posti che si liberano, ci sono aspiranti medici che cominciano a frequentare le lezioni anche a marzo: la preparazione risulta dunque frammentata. Pure Luisa Siculella, presidente del corso di laurea di Medicina e chirurgia dell'Università del Salento, parla di un vantaggio per i ragazzi: «Il reclutamento che comincia dal quarto anno delle superiori aiuta gli allievi. I ragazzi non saranno più costretti a giocarsi la partita della vita in una sola giornata. L’Unisalento ha attivato questo corso nel 2021: 600 domande a fronte di 60 posti. Confidiamo in un incremento per dare risposte al territorio». Ma il collo di bottiglia, secondo la professoressa, è la specializzazione, retribuita attraverso le borse di studio: in pochi hanno l’occasione di entrare nei reparti e completare il ciclo di studi.
Anche la Lum, la Libera università mediterranea che ha sede a Casamassima, in provincia di Bari, a settembre scorso ha fatto partire il corso di Medicina: 90 iscritti su 750 domande. «Siamo una università privata - spiega il rettore Antonello Garzoni - ma comunque a numero chiuso. Le prove di accesso ci vengono fornite dal Cineca, il Consorzio interuniversitario italiano, e sono strutturate come quelle degli Atenei statali. L’incremento dei posti riguarda anche le istituzioni private. Sarà il ministero della Sanità a decidere perché noi non abbiamo bisogno di attingere risorse dallo Stato: la copertura dei maggiori costi è autofinanziata. Il Covid ha dato un’accelerata alla riforma perché il virus ha modificato la percezione del bisogno di nuovi medici e di strutture sempre più in grado di soddisfare la richiesta. In Puglia i medici sono sotto organico. Le maglie di accesso alla professione vanno allargate».