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«La villa (abusiva) di Jacobini jr costruita a spese di Fusillo»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

tribunale di Bari

Chiesto il processo per l’ex manager e per l’imprenditore, la casa sul mare di Polignano potrebbe essere demolita

Venerdì 25 Febbraio 2022, 14:33

BARI - La villa con piscina vista mare di Gianluca Jacobini, in uno dei punti più belli di Polignano, sarebbe stata costruita con i soldi dell’imprenditore Vito Fusillo. Senza badare a spese (naturalmente) e senza curarsi troppo delle norme, tanto che l’interrato dell’immobile è totalmente abusivo. Ma per questa storia l’ex condirettore generale della Popolare di Bari e il costruttore di Noci potrebbero dover affrontare un processo: la Procura di Bari ne ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione tra privati. Compariranno a novembre davanti al gup Isabella Valenzi.

Nel fascicolo del pm Lanfranco Marazia era inizialmente iscritto anche Marco Jacobini, ex patron della banca, su cui sono stati svolti accertamenti analoghi per la masseria di Cassano. Ma per il momento l’accusa riguarda solo Gianluca (che in quella villa ha trascorso gli arresti domiciliari) e Vito Fusillo, perché la tesi della Procura di Bari - da verificare all’esito del dibattimento - è che la costruzione della villa di Polignano sia una contropartita dei finanziamenti che la Banca Popolare di Bari ha elargito per oltre un decennio all’imprenditore di Noci. È stato lui stesso, del resto, a raccontare questa storia al procuratore Roberto Rossi mettendo nero su bianco i particolari.

«Gli trovai quella casa lì - ha detto Fusillo della villa di Gianluca Jacobini -, riuscii a trovarla, lui fece... la comprò, fece l’atto, e poi cominciammo i lavori. I lavori, alcuni tecnici erano tecnici, che erano, diciamo, del territorio, però tutta la parte tecnica vera erano i nostri come azienda, o Fimco o Maiora». In effetti la villa è stata venduta nel 2013 con l’intermediazione di una agenzia di Bari con una proposta fatta a nome Fusillo: poi è intervenuto Gianluca Jacobini che ha speso 650mila euro di cui 598mila coperti con un mutuo della PopBari. Poi però l’immobile è stato demolito e ricostruito grazie al Piano casa. E qualcuno si è fatto prendere la mano.

«Indicò il progetto - ha raccontato Fusillo -, andammo avanti, e nell’interrato lui addirittura, perché poi c’è stato anche un procedimento penale, ha messo in difficoltà tutti quanti, perché alla fine fece fare dei lavori nell’interrato che non si potevano fare. Poi intervennero i vigili urbani, perciò è intervenuta anche la magistratura su quella vicenda, fummo costretti a chiudere con dei pannelli di cartongesso tutto ciò che aveva fatto di abusivo, la parte interrata, che era parecchio, perciò è come se avessimo fatto gli scavi di Pompei sotto».

Il consulente nominato dalla Procura, un ingegnere, ha stimato un valore di 829mila euro per le opere effettuate più altri 75mila euro di oneri tecnici. Di questi, soltanto 300mila sono stati pagati dal proprietario dell’immobile. Il consulente ha confermato che il piano interrato della villa è abusivo e non può essere sanato: probabilmente lo «scavo di Pompei» dovrà essere riempito. Ma il punto sono, come sempre, i soldi. La Finanza ha ascoltato tutte le imprese impegnate sul cantiere della villa: le stesse che stavano realizzando, per conto di una delle società di Fusillo, gli immobili del complesso Calaponte di Polignano. Gli appaltatori hanno confermato di essere stati pagati dall’imprenditore di Noci, nell’ambito di quegli altri lavori. Il fornitore della piscina, che aveva contrattato direttamente con il manager bancario, ha raccontato ai militari che le forniture extra (un sistema idromassaggio a 5 posti, le casse acustiche subacquee) per la piscina non gli sono mai state pagate: anche questa spesa, circa 14mila euro, è stata fatturata a Fusillo. E questo - accusa la Procura - nonostante le società dell’imprenditore nocese fosserò già in una situazione precaria.

Le indagini sul crac della Popolare di Bari non si fermano. Stamattina, intanto, un gruppo di azionisti terrà un sit-in davanti alla sede di Bari della Banca d’Italia per manifestare «grande scontento su tutta la vicenda».

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