BARI - Per scaramanzia nessuno ne parla apertamente. Ma chi ha il sangue biancorosso perlomeno lo pensa. Il sogno è tornare sugli spalti dello stadio, che di sicuro è possibile dal 1° giugno, quando la presenza di pubblico sarà autorizzata per tutti gli eventi e le competizioni sportive all’aperto nei limiti della capienza del 25% e comunque non superiore ai mille spettatori, ma che quasi certamente si materializzerà già a partire dal 30 maggio, data della gara andata dei quarti di finale dei playoff promozione di Lega Pro. Fatti i debiti scongiuri, il ritorno al San Nicola dipende però da un altro fattore, a parte l’improbabile ecatombe di teste di serie negli ottavi, che invertirebbe le sedi del doppio confronto: l’eliminazione del Feralpisalò, club della provincia di Brescia.
SOGNO La vittoria contro il Foggia, ma soprattutto la prestazione della squadra, che sembra rinvigorita con il ritorno di Auteri, riproponendo i galletti tra i favoriti per il salto in serie B, ha già solleticato le fantasie della tifoseria. La prossima tappa sarà appunto l’ottavo di finale con il vantaggio della seconda gara in casa e del miglior piazzamento in classifica (basterà pareggiare i conti tra oggi e il ritorno di mercoledì). Poi, in caso di qualificazione, bisognerà superare un altro ostacolo (sempre con doppia sfida) per accedere alla fase conclusiva (cioè alle semifinali e alle finali da cui uscirà la squadra che salirà di categoria). Da quel momento (da domenica prossima) Antenucci e compagni potrebbero (dipende da loro) contare sul cosiddetto dodicesimo uomo. Oltre al 30 maggio, le altre date da segnare in rosso sono il 6 e il 13 giugno, giorni fissati per le partite di andata della fase finale, visto che, se andrà avanti, il Bari non godrà dei favori concessi alle teste di serie.
RITORNO Siamo dunque a una settimana dal possibile ritorno nell’astronave di Renzo Piano, a quindici mesi dall’ultima volta. L’1 marzo del 2020 gli uomini di Vivarini sconfissero 2-1 (reti di Antenucci, Perrotta e Albadoro per gli ospiti) l’Avellino (possibile avversario nei quarti di finale) davanti a 11.568 spettatori, cioè il 20% della capienza (58.248) del San Nicola. La percentuale volutamente indicata non è di poco conto perché è la medesima stabilita nel protocollo definito per la finale di Coppa Italia (Atalanta-Juventus 1-2), giocata mercoledì scorso al Maipei Stadium di Reggio Emilia (capienza: 23.717) alla presenza di 4.300 tifosi, le cui misure per il contenimento del rischio epidemiologico sono state stabilite in deroga alle disposizioni generali, eccezione che ha peraltro riguardato anche uno slittamento del coprifuoco dalle 23 alle 24. Se gli stessi criteri venissero adottati per i playoff di serie C (è solo un’ipotesi), in strada Torrebella potrebbero confluire 11.650 paganti. In ogni caso, siamo lontani dai numeri dei grandi eventi del passato e dall’ultima epopea della meravigliosa stagione fallimentare, quando un'intera città si strinse intorno a un club sull’orlo del fallimento, accorrendo in massa e componendo sugli spalti una scenografia dal colpo d’occhio sensazionale prima delle gare contro il Novara (che decretò l’ingresso nei playoff per la serie A) e poi contro Latina (furono proprio i pontini a interrompere la cavalcata), un impatto forse secondo solo ai grandi appuntamenti internazionali e ai tempi d’oro della serie A. Però, sebbene senza i canti e boati, avvertiti ben oltre il tondo di Carbonara quando il San Nicola è strapieno e brucia di esaltazione, la sola presenza dei tifosi potrebbe davvero fare la differenza e spingere verso la tanto attesa risalita tra i cadetti.