Domenica 07 Settembre 2025 | 05:58

Bari, finto incidente diventa omicidio per incassare i soldi dell'assicurazione

 
Giovanni Longo

Reporter:

Giovanni Longo

Bari, finto incidente diventa omicidio per incassare i soldi dell'assicurazione

La vittima era ignara: pensava di rimanere ferito, invece la suocera meditava di ucciderlo

Giovedì 10 Dicembre 2020, 13:04

Una strada provinciale desolata e buia, un uomo investito da una utilitaria, la corsa in ospedale, il decesso qualche giorno dopo il violento impatto. Dietro i passaggi più significativi di quello che poteva apparire un drammatico incidente stradale come purtroppo ce ne sono tanti, c’era invece molto altro, una trama complessa, degna di un noir. Perché a un certo punto si scopre che la vittima, un ragazzo di soli 24 anni, si era sposato il giorno prima; che aveva sottoscritto una polizza vita; che aveva legami di amicizia e parentela con chi avrebbe architettato un piano per farlo fuori per frodare l’assicurazione.

Tutti elementi messi ancora più a fuoco dalle motivazioni appena depositate della sentenza con cui il gup del Tribunale di Bari Antonella Cafagna lo scorso luglio ha condannato a 30 anni di reclusione per omicidio e truffa ai danni dell’assicurazione i tre imputati, ovvero Anna Masciopinto, suocera della vittima e Rocco Michele Caringella, ritenuti i mandanti; e Vito D’Addabbo, fratellastro di Masciopinto. Quest’ultimo, alla guida di una Fiat Punto, un tardo pomeriggio di inizio autunno di quattro anni fa, avrebbe travolto e ucciso Girolamo Perrone esattamente il giorno dopo il matrimonio di questi con la figlia della presunta mandante. Un «matrimonio di facciata», sintetizza il giudice (ma la giovane donna è estranea all’inchiesta). La scena del crimine? La strada provinciale che collega Adelfia a Cassano, in provincia di Bari, teatro del diabolico piano studiato a tavolino. Una pianificazione cui Perrone aveva «certamente partecipato» ma soltanto «nella prospettiva di dovere subire lesioni», scrive il giudice. Insomma, la vittima sarebbe stata convinta a partecipare alla truffa nella convinzione che si sarebbe dovuto solo ferire, mentre i suoi complici avevano già in mente di ucciderlo per incassare il premio della polizza sulla vita. Nella sentenza si sottolinea la fase preparatoria del delitto in cui si riconosce un «ruolo chiave» a Caringella il quale «faceva in modo di carpire prima la fiducia» della vittima, procurandosene la riconoscenza con somme in denaro, un alloggio, un mezzo «di modo da poterlo poi convincere» ad assecondare le «successive, future iniziative illecite», rendendosi «disponibile a contribuire alla loro concreta realizzazione».

Un «abile manovratore» capace di creare le condizioni per realizzare un colpo da centinaia di migliaia di euro.
Se non fosse stato per le intuizioni dei Carabinieri, coordinati dal pm Luciana Silvestris, questa storia sarebbe stata probabilmente archiviata come un tragico incidente. La Procura, invece, aveva subito «congelato» la pratica per l’indennizzo, avendo intuito che qualcosa non andava nella dinamica dello strano sinistro. Possibile che Perrone si trovasse da solo in una zona di campagna? Le sue scarpe, poi, erano pulite e asciutte nonostante il terreno umido: se fosse spuntato all’improvviso come aveva dichiarato D’Addabbo, magari dietro un tendone d’uva per attraversare la strada, sarebbero state infangate. Le intercettazioni e il racconto di un collaboratore di giustizia chiudono il cerchio. Il giudice, infine, ha anche condannato gli imputati a risarcire la parte civile, Allianz Spa Assicurazione, assistita dall’avvocato Luca Italiano. E così scorrono i titoli di coda su una storia che purtroppo non è la trama di tragico noir.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)