ACQUAVIVA - Sabato sera è stato inaugurato l’«Ama», acronimo di Acquaviva Museo Archeologico, un invito tangibile ad amare le tracce del passato, una finestra sulle origini della città di cui si ha notizia a partire dal XII secolo avanti Cristo.
Realizzando l’aspettativa del meridionalista Antonio Lucarelli, del geografo Vito Carmelo Colamonico e dello studioso Giuseppe Cassano e di tutta una comunità, grazie al sostegno della Direzione Musei Puglia e della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della Città metropolitana di Bari, l’Ama, che si trova in un’ala di Palazzo De Mari, ora aspetta visitatori da ogni parte d’Italia e del mondo.
Il lungo percorso burocratico comincia già prima del 1970, quando Giuseppe Selvaggi, in una sua pubblicazione, a proposito della città sacrale, sulla collina di «Salentino», in contrada «Curtomartino», scrive di un intervento, compiuto da alcuni speleologici romani. «Ma dopo 20 giorni - annota - il silenzio chiuse l’esplorativo intervento». Nel 1973 un gruppo di studiosi e appassionati si accorge a Salentino di una tomba già violata, innescando contestualmente un dibattito nell’opinione pubblica sulla necessità di tutelare e valorizzare quel patrimonio collettivo. Dal 1976 al 1980 un intervento dell’allora Soprintendenza, avviate le campagne di scavo, consentì di bloccare il cantiere per la realizzazione di un serbatoio dell’Acquedotto Pugliese.
Gli amministratori degli anni 70-80 pensavano alla possibilità di acquisire la proprietà dei terreni, nel frattempo vincolati dalla Soprintendenza, per realizzarvi un parco archeologico. Secondo l’attuale vicesindaco Austacio Busto, professione archeologo, «quella stagione ebbe però vita breve e nel corso dell’ultimo ventennio del secolo scorso il museo e il parco archeologico scomparvero dall’agenda politica».
Busto ha evidenziato come «pur essendo il nostro territorio ricco di insediamenti di interesse archeologico, quelle aree non sono mai state acquisite al patrimonio comunale. Parlo della grotta di Curtomartino, di Salentino, Capitolo, Ventuaro e Baronaggio. Ma la crescente sensibilità negli ultimi anni da parte della comunità e una maggiore attenzione dell’ente pubblico - rimarca - ha consentito l’affermarsi di questo straordinario progetto». Cioè appunto il nuovo museo a Palazzo De Mari.
Francesca Pietroforte, presidente del Consiglio comunale e consigliera metropolitana, aggiunge: «Il Museo archeologico nasce in realtà nel 2012, quando da assessore alla Cultura, affinché si potesse partecipare al bando regionale, ho avviato l’iter di istituzione a partire dalla Mostra permanente dedicata a Salentino. Avevamo poco tempo e poche risorse ma siamo riusciti a elaborare un progetto tanto valido da ottenere la somma di 662mila euro», puntualizza Pietroforte.
Il sindaco Davide Carlucci spiega come è fruibile l’Ama: «Da subito il Museo è visitabile su prenotazione e penso che la gestione della struttura, tramite un bando, sarà affidata a qualche associazione territoriale», annuncia. L’Ama ospita reperti preistorici e di età peuceta, romana e medievale, con aggiornati supporti tecnologici che facilitano la visita.