Bari - Quest’albero non s’ha da abbattere. Oppure sì? Oggetto del contendere un alianto, non più giovanissimo, che da una probabile denuncia da parte di privati viene segnalato all’amministrazione comunale come pericoloso per collocazione, altezza raggiunta e vetustà.
Siamo in via Cardinale Mimmi, quartiere Poggiofranco. La levata di scudi contro l’abbattimento dell’albero, però, prende subito piede. Nasce prima di tutto da alcuni residenti della zona, ma presto anima anche i social, muovendo privati e associazioni di cittadini in difesa dell’ambiente e del verde urbano.
«Ho trovato il cartello e l’albero circondato dai nastri bianchi e rossi la mattina del 30 giugno, mentre portavo a spasso il cane – racconta Valentina Meneghella, promotrice suo malgrado della prima «azione» in difesa dell’alianto –. Il cartello parlava di abbattimento dell’albero la mattina del 3 luglio. E chiaramente si chiedeva la rimozione delle auto nella zona. M’ha preso un colpo al cuore – racconta Valentina –. Quell’albero è sempre stato lì, non è nemmeno un pino, che spesso ha radici che danneggiano la pavimentazione del marciapiedi. Perché mai buttarlo giù?».
Valentina non si dà pace. Venerdì scorso si fa trovare davanti all’alianto. Con lei, un gruppo di residenti contrari all’abbattimento. Riesce ad argomentare e persuadere la squadra di potatori, mandata sul posto dal Comune, ad andar via, ma si scontra con un tecnico che arriva di lì a poco e strappa in malo modo i cartelli che i cittadini avevano scritto: «Oggi mi hanno salvato. Grazie», «Curiamolo, non potiamolo».
Continua Valentina: «Chiedo lumi al tecnico sul motivo dell’abbattimento. Ricevo risposte sgarbate sul fatto che non sarei tenuta a vedere alcuna perizia sul da farsi». Le fa eco Clara De Cristo, anche lei presente alla scena: «Beh sì, devo dire che il tecnico era particolarmente agitato. Probabilmente si è sentito accerchiato da noi e dalle nostre legittime domande».
La storia non finisce qui: a distanza di qualche ora vengono ripristinati i cartelli che parlano di «manutenzione del verde» a far data da oggi, 6 luglio. «Intanto ho raccolto le firme per una petizione che ho inviato al Comune – conclude Valentina - e sto procedendo ad effettuare a mie spese una perizia dell’albero: ad un primo sopralluogo, l’agronomo ha confermato che sicuramente va messo in sicurezza. Quando avrò tutta la documentazione ne parlerò al Municipio 2 ». Disponibile al confronto Gianlucio Smaldone, il presidente del Municipio 2: «Ho chiesto e avuto conferma dalla dirigente della ripartizione del settore giardini, Erminia Traversa. Pur se a malincuore, ha sostenuto che l’alianto è un albero infestante, dopo 30-40 anni raggiunge la fine del suo ciclo vitale e va rimosso perché pericoloso. Se la sua presenza era stata finora tollerata era perché finora non presentava rischi».
Sulla stessa falsariga Giuseppe Galasso, assessore ai Lavori pubblici con delega al verde urbano: «Il nostro obiettivo è sempre quello di operare in massima condivisione e trasparenza. Prima di procedere, dunque, ben venga divulgare le informazioni sulla relazione e sullo stato della pianta. Se nel frattempo arriveranno osservazioni valide o accoglibili, potremo rivedere la nostra posizione. Venerdì scorso – racconta l’assessore - è giunta una lettera di contestazione dell’avvocato Amenduni per conto dell’associazione “Comitato per la tutela del territorio – area metropolitana di Bari”, oltre ad una petizione con raccolta di firme.
Entrambi i documenti mostravano perplessità circa l’abbattimento dell’albero in questione. Purtroppo la documentata relazione della Ripartizione settore giardini del Comune presenta le importanti criticità dell’alianto. Una carie nella zona del colletto, un distacco delle radici nella parte più superficiale e un’altra carie molto diffusa nella parte più alta dell’albero. Molti segnali rendono la pianta pericolosa per la pubblica incolumità. Il taglio per ragioni di sicurezza era stato programmato per venerdì scorso, non lo abbiamo potuto fare per la rimozione da parte di ignoti dei cartelli che inibivano la sosta delle auto. Era stato ricalendarizzato per la giornata di oggi – conclude - ma ho chiesto di soprassedere per consentire di poter far arrivare le informazioni e gli indizi che abbiamo dato sia ai residenti che all’associazione, perché si rendano conto del reale stato di salute della pianta e comprendano le motivazioni della sua soppressione. L’ailanto, pianta selvatica, è stato tollerato e potato negli anni, ma la sua vita è giunta al termine. Gli agronomi mi dicono che le cavità interne del tronco sono una caratteristica dei loro ultimi anni di vita. Cavità che li rendono vulnerabili».