BARI - Un cervello in fuga, che dalla sua terra in realtà ha scelto di non fuggire. Leo Colacicco, classe 1980, è nato a Gioia del Colle, dove vive tuttora. Studi classici nel suo paese, poi una laurea conseguita a Milano in ingegneria gestionale. Il papà ha un’azienda di impianti termici, il suo destino sembrerebbe segnato se non fosse per una mamma di origini napoletane che realizza camicie su misura e che gli ha trasmesso questa irrefrenabile passione per taglio e cucito. Passione che diventa il suo futuro, il suo lavoro: Leo è l’ideatore di LC23, brand di moda maschile che fattura 500mila euro all’anno, è venduto in tutti i continenti tranne forse l’Australia, è tra i preferiti da sportivi e personaggi dello spettacolo, Jovanotti in testa. Spetta a Lorenzo Cherubini, infatti, sdoganare una camicia di Leo in un’intervista: il resto lo racconta Leo, schivo ma orgoglioso della sua attività e di quanto sia cresciuta negli ultimi cinque anni. «A Milano, dopo la laurea ho frequentato un master di un anno in “fashion online” - spiega – e ho fatto uno stage di un anno e mezzo con Yoox.com, un’azienda specializzata nella vendita online di moda. In casa mia, però, visto il lavoro di mia madre giravano da sempre stoffe, forbici e fili. Seguo il mio istinto, metto in piedi un sito di e-commerce. La mia prima collezione è del 2010: sono 8 camicie in tutto. Non se le fila nessuno per mesi –.
Racconta sorridendo. Leo non demorde, ma soprattutto rimane a Gioia del Colle, roccaforte di quello che adesso può definire il suo piccolo impero. «Con il passaparola qualcosa vendevo, soprattutto tra amici e conoscenti. Nel 2011, però, il “fattaccio” : mi fanno un’intervista online e alla domanda quale fosse il mio sogno nel cassetto rispondo che mi sarebbe piaciuto vestire Jovanotti, il mio idolo. Da lì a poco mi contatta Nicolò Cerioni, il suo stylist (ma non solo di Jovanotti: Cerioni è stylist anche per X Factor e di Pierfrancesco Favino e Laura Pausini ndr ) dicendomi che alcune mie felpe a Lorenzo erano piaciute. Insomma – continua – mi trovavo a Milano per altri motivi, gliene regalo una e poi anche quella che indossavo. La storia sembra finire lì. Mesi dopo, chiamo Cerioni e gli propongo di regalare per Natale due felpe con tessuti particolari che mi sembravano fatte apposta per “Safari”, il nuovo album di Lorenzo. A gennaio, vedo Jovanotti sui giornali indossare la mia felpa. Da allora, quando viene in Puglia ci incontriamo, mi invita ai suoi concerti e ci vediamo. E, soprattutto, è tra quelli che amano il mio stile».
La scelta dei tessuti e dei colori, i ricami unici e riconoscibilissimi quanto a design, , le forme e la qualità di una produzione completamente locale, fatta a mano o, come recita LC23, «handmade with love». «Mi affido solo a laboratori pugliesi, ad un’ora massimo di distanza da Gioia – racconta Leo –. Molti sono davvero a conduzione familiare e lavorano solo per me. Fino all’anno scorso le etichette erano fatte a punto croce a mano, ora le abbiamo cambiate nell’’ ottica di crescita del brand. Sono 2/3mila capi a stagione, 6/7mila all’anno. Con un fatturato di circa 500mila euro. E comunque restano a mano molti dettagli; le maniche di abiti, la maglieria, i ricami che continuo a fare all’uncinetto o a punto spugna. Il controllo qualità? Rigorosamente affidato a mia madre».
Dal 2013, quindi, Colacicco vola sempre più in alto: le prime partecipazioni a Pitti moda a Firenze, poi a Capsule. Nel 2016 inizia la collaborazione con Puma «la mia prima scarpa è con loro». La seconda stagione lo vede collaborare con Le Coq Sportif. Ora Diadora «Loro sono per me la mia seconda famiglia; mi hanno fatto contratto da consulente e disegno parti delle loro collezioni di scarpe e abbigliamento».
LC23 cresce, pur rimanendo di nicchia quanto a stile e qualità: sono cinquanta i negozi che lo vendono in tutto il mondo, circa venticinque in Italia. Gli altri tra Corea, Giappone, Cina Taiwan, Nord Europa come Monaco Amsterdam e Parigi e tre negozi negli Usa.
Ma Leo non si muove da Gioia del Colle, LC23 è quanto mai made in Italy. «Non ho rappresentanti, faccio tutto da solo – spiega Colacicco - credo che il rapporto diretto con il cliente rimanga la scelta vincente. Il brand è in salita, stiamo valutando collaborazioni e proposte di marchi importanti all’estero, vedremo». E intanto, non bastasse, Leo apre un punto vendita nel centro del paese: «era il mio sogno da tempo. Per gestirlo mi dà una mano mia moglie perché inevitabilmente viaggio molto. Lei è avvocato, il negozio lo apriamo solo il venerdì sabato e domenica. È un punto di ritrovo per gli amici, anche solo per fare quattro chiacchiere, qualche evento se possibile, cose così. Mi piace l’idea di creare una community attorno al brand. E poi mi rappresenta molto – conclude - fonde colori e linee moderne che si trovano nelle mie collezioni con archi e mura di tufo di una volta. Sono uno con i piedi per terra, amo i miei luoghi e mi tengo stretti i miei affetti. Stare qui, giocare con i miei nipotini, è troppo prezioso per me. Non potrei mai scegliere di vivere altrove».