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A Bari c'è un'azienda di tutte donne: «Festeggiamo 30 anni insieme»

 
Marina Dimattia

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Marina Dimattia

A Bari c'è un'azienda di tutte donne: «Festeggiamo 30 anni insieme»

La Cic Sud: come sopravvivere alla crisi e ai tempi che cambiano

Domenica 08 Settembre 2019, 08:30

19:07

BARI - Tremila eventi organizzati in 30 anni di attività. Un’azienda barese che sopravvive alla crisi e al costume. Parliamo del Centro italiano congressi, Cic Sud, e ben capiamo quanto siano mutati i tempi in trent’anni: dalla baridabere al declino di un certo congressismo, dalle vacche grasse al dimagrimento toccato a tutti i settori produttivi. Figuriamoci quelli più ludici.

Cic Sud, viceversa, festeggia il suo trentesimo anno di attività. Ma la notizia è ancora un’altra. Stiamo parlando di un’azienda di sole donne. Sono loro ad occuparsi di professionisti, enti pubblici e imprese private, organizzare eventi, creare appeal intorno a qualsiasi tema.

Siamo a Poggiofranco, qui il quartier generale dove le idee diventano progetti. A dirigere il variegato cosmo di Cic, è Olimpia Cassano, bionda, sorridente e tosta, manager recentemente insignita del «Premio Pavoncella» riservato all’imprenditoria e alla creatività femminile a livello nazionale, riconosciuto dal Senato della Repubblica. «Diciamo la verità: trent’anni fa il mercato congressuale non esisteva - spiega - siamo stati in pochi a creare quello che oggi è un importante indotto che ha spianato la strada a migliaia di realtà imprenditoriali del territorio nazionale. Naturalmente l’orgoglio infinito è quello di essere stata pioniere di un mondo praticamente inesistente».

Un settore difficilissimo, eppure siete diventati leader nel mercato del Mezzogiorno?
«L’ostacolo, i primi tempi, era essere donna, una figura imprenditoriale “inedita” in una realtà prevalentemente di opinion leader maschili. La prudenza iniziale è stata un punto di partenza, poi è arrivata la fiducia, la stima che hanno alimentato il mio desiderio di riuscire in un ambito così nuovo e sconosciuto. L’ostacolo successivo è stata la concorrenza sleale, legata ad una proliferazione di soggetti non sempre qualificati. I congressi, gli eventi, le convention sono attività che possono portare un ritorno importante di immagine, economico e di prestigio dei promotori, enti o privati che siano, e per questo ci si deve mettere in “buone mani”».

Avere la sede principale a Bari è stato penalizzante?
«Orgogliosa della mia appartenenza a questa terra, pur avendo anche una sede a Roma, la mia sfida è stata quella di credere nella mia città e nella mia regione, nelle potenzialità che oggi stanno portando incredibili risultati. Con soddisfazione e grazie anche a qualche mia intuizione, assisto all’incremento del turismo congressuale. La difficoltà maggiore di una sede delocalizzata è stata quella di creare un rapporto di fiducia con grandi aziende, multinazionali ed enti pubblici , ubicati nelle solite sedi del nord. Ma la sfida è stata vinta!»

Lei coordina un team formato da sole donne, per caso o per scelta?
« Per scelta assoluta. Anche se, non nascondo, c’è stato qualche breve tentativo di inserimento di figure maschili ormai appartenente al passato che è servito a consolidare la consapevolezza che le caratteristiche di genere fanno la differenza».

In che senso?
«Donne determinate, con grandi personalità, ma allo stesso tempo donne amabili e affabili e multitasking. Diverse competenze individuali che convogliano in un unico team coeso con il solo obiettivo di ottenere grandi risultati, in grado di tradurre idee e programmi dal piano progettuale a quello operativo. Ci sono collaboratrici che fanno parte dell’azienda da 30 anni, si può di certo sostenere che siamo “cresciute” insieme».

Donne lavoratrici e madri: ma come ci siete riuscite? Il cosiddetto problema della «conciliazione» in Italia sembra irrisolvibile.
«Questa è la sfida più grande: io stessa ho due figli ormai grandi ma che sono cresciuti al suono dei telefoni aziendali e con grandi sacrifici. Quasi tutte le mie collaboratrici hanno una famiglia e devo riconoscere la loro grande dedizione che ha permesso all’azienda di continuare il suo processo senza particolar disagi. Forza, volontà e intelligenza: siamo donne, permettetemelo, possiamo riuscirci!».

Che ruolo gioca nella «costruzione» di un evento la sensibilità femminile?
« La sensibilità, credo, sia determinante proprio per le caratteristiche che ho citato sopra: tutte le sue sfaccettature, fatte di 1000 pensieri, 1000 attenzioni, 1000 idee che sinergicamente si interscambiano, danno vita ad un “progetto” unico e originale».

Ma con i clienti sono sempre «rose e fiori»?
«I clienti... che dire... i clienti hanno sempre ragione. Però, qualche volta...».

Se un giorno la invitassero a coordinare un'importante azienda operante nella meeting industry dove lavorano solo uomini, accetterebbe l'invito?
«Assolutamente si, sarebbe l’ennesima nuova sfida!».

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