BARI - La Camera Penale di Bari chiede «l'immediato rifiuto di conversione del decreto legge» che ha sospeso fino al 30 settembre i processi penali a Bari e «l'istituzione, previa indagine conoscitiva, di una Commissione parlamentare d’inchiesta per accertare se siano stati rispettati, da parte del Governo, i principi di conformità alla Costituzione». In una lettera aperta indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ai vicepremier Salvini e Di Mario ai presidente di Camera e Senato e ai componenti delle rispettive commissioni Giustizia, il presidente della Camera Penale di Bari, Gaetano Sassanelli, evidenzia i profili di incostituzionalità del decreto legge, ritenendo che violi anche la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, «perché rappresenta un’indebita ingerenza del potere esecutivo- legislativo in quello giudiziario, alterando, in corso d’opera, i termini di prescrizione dei reati».
L’esame del testo e il voto finale per la conversione del decreto in legge sono fissati per domani alla Camera. Per i penalisti «questo decreto legge rappresenta un (troppo comodo) colpo di cipria sulle vistose rughe di una sconsiderata gestione del problema della sede degli uffici giudiziari del penale a Bari». «Lo Stato ha clamorosamente fallito nella sua mission logistica relativa alla sede della giustizia penale a Bari» si legge nella lettera, con riferimento alla sospensione della prescrizione prevista dal dl che «dovrebbe applicarsi, del tutto irragionevolmente, anche a quei reati che, oltre ad esser stati commessi anteriormente, hanno visto i relativi processi essere rinviati ben prima della sua entrata in vigore ed a data successiva ai termini del 30 settembre 2018 da esso fissati: è quindi ragionevole preventivare una vera alluvione di eccezioni di incostituzionalità».
Gli avvocati penalisti baresi tornando, inoltre, a chiedere «provvedimenti amministrativi urgenti, che avrebbero scongiurato le lungaggini procedurali della procedura ordinaria, inammissibili rispetto alla ripresa dell’esercizio di una delle tre funzioni essenziali dello Stato».