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L’allarmante confronto con l’estate di un anno fa

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

L’allarmante  confronto con l’estate di un anno fa

Sabato 17 Luglio 2021, 13:04

Se la matematica non è un’opinione c’è poco da stare allegri. Giovanni Sebastiani è un matematico dell’Istituto per le Applicazioni del calcolo «Mauro Picone» del Cnr. E i suoi numeri disegnano con certezza la situazione del Covid in un’Italia che a tutto pensa tranne che alla pandemia. 

L’attuale percentuale di positivi ai test molecolari, pari al 2%, è quadrupla rispetto a quella rilevata a metà luglio 2020, quando era dello 0,5%. Sempre rispetto a un anno fa è invece confrontabile il valore medio dei decessi, mentre i pazienti ricoverati nelle terapie intensive sono più che raddoppiati. Ricordiamo che l’estate scorsa sarebbe dovuta essere quella della ripartenza dopo la malattia, con il virus piegato dal caldo e il conseguente entusiasmante «liberi tutti». Autunno, inverno e primavera sono poi trascorsi come sappiamo, tra terapie intensive, lutti, commercianti e imprenditori in lacrime, fabbriche fallite, turismo azzerato.

Però sono arrivati i vaccini, chiudere tutto non si può più perché poi i soldi del Recovery, pur se tanti, quelli sono e quelli restano. La ripartenza fallita lo scorso anno, insomma, è stata spostata all’attuale. Con le rassicurazioni degli epidemiologi che hanno forse sopravvalutato il numero delle doppie dosi iniettate: 25 milioni. Che vuol dire, considerando la popolazione complessiva, che all’appello della «ragionevole copertura» mancano più di trenta milioni di persone.E infatti, tra un ballo di gruppo, un birra, una gita in gommone, sta andando male. Malissimo.

I dati elaborati da Sebastiani indicano che la percentuale dei positivi ai test molecolari è al momento pari al 2%, in fase di crescita esponenziale con tempo di raddoppio degli incrementi pari a circa 6 giorni, mentre a metà luglio dello scorso anno era in fase di stasi e pari allo 0.5%. Per quanto riguarda la media del numero dei pazienti ricoverati nelle unità di terapia intensiva, la media degli ultimi sette giorni è 160; nel periodo corrispondente dello scorso anno la media era 64.

Da qui occorre capire cosa fare. Perché il rischio di un altro lockdown da pazzia collettiva è concreto. A Barcellona, praticamente dietro casa, è tornato il coprifuoco, tanto per intenderci. E la Francia con il green pass allargato a ogni parvenza di vita sociale (anche per entrare in un bar o ristorante), ha di fatto reso il vaccino obbligatorio, indorando la pillola con una spolverata di democrazia. Da noi il «tavolo» del governo è rinviato alla prossima settimana, ma è evidente che ci si gira attorno. Il Covid non solo fa ancora paura, ma terrorizza più della prima ondata, vista la situazione catastrofica in cui versa il Paese.

Alla politica si chiedono, anzi dalla politica si pretendono decisioni chiare e coraggiose. E invece si ciancia di attentato alla libertà, si scremano le attività libere dal green pass, con dentro le discoteche (un popolo di santi, eroi, navigatori e ballerini) e fuori i ristoranti e i bar. Le Regioni procedono a tentoni e in ordine sparso, stando attente a non deludere le aspettative degli italiani in costume da bagno. Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Umbria si sono portate avanti con il lavoro chiedendo il tampone a chi sbarca da Malta, Spagna e Portogallo. Come se il maledetto virus, per giunta mutato, possa arrivare solo da lontano. E poi vedremo chi farà il test e chi no. Perché anche in Puglia, in teoria, chi giunge da altri Paesi ha l’obbligo di compilare un capotico documento di «autolocalizzazione», ma nessuno lo fa e nessuno lo fa fare. Tutto condito da un nuovo business, quello dei lasciapassare falsi, per la gioia dei no-vax.

In tutto questo, decine di pargoli continuano a viaggiare per il mondo («tanto abbiamo fatto la prima dose») e a restare bloccati in quarantena nel mondo, trasformando di colpo l’orgoglio dei genitori in notti insonni. Stiamo facendo un regalo enorme alla variante Delta e a tutte le mutazioni che arriveranno. Con i ministri che prendendo le distanze da Macron, forse per invidia dell’idea avuta dal premier transalpino, parlano di «linea italiana» che ancora non si capisce bene quale sia. Alla faccia dei 128mila morti pianti finora e dimenticando che la clessidra è agli sgoccioli, come conferma la matematica che, purtroppo, non è un’opinione.

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