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La rivincita di Chiara Di Turi: dal coma alla palestra di Mike Tyson, la pugile di Mola si allena per il «piuma»

 
Antonio Galizia

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Antonio Galizia

La rivincita di Chiara Di Turi: dal coma alla palestra di Mike Tyson, la pugile di Mola si allena per il «piuma»

Protagonista della vicenda che ha commosso gli Usa, raccontata in un documentario firmato dal regista Ulisse Lendaro, la cui uscita nei cinema americani è stata annunciata ieri a New York dalla casa di produzione Louis Lender

Venerdì 25 Ottobre 2024, 11:42

MOLA DI BARI - Ha origini pugliesi Chiara Di Turi, protagonista della storia che ha commosso gli Usa ed è stata raccontata in un documentario firmato dal regista Ulisse Lendaro, la cui uscita nei cinema americani è stata annunciata ieri a New York dalla casa di produzione Louis Lender. Trentenne, figlia di una coppia di emigrati di Mola di Bari, Chiara insegna educazione fisica alla John Dewey High School di New York e coltiva sin da ragazza la passione per il pugilato. Il suo obiettivo è la corona mondiale dei pesi piuma.

Perché Chiara è stata scelta dal celebre regista per un film documentario? Lo spiega lo stesso Ulisse Lendaro. Chiara, nel 2022 ha rischiato la vita: una commozione cerebrale subìta durante un match ha rischiato di interrompere la sua carriera di pugile professionista. Ma lei, come si addice al carattere di ogni boxeur, è una donna determinata; ha un coraggio, una forza d’animo esemplari, che sicuramente verranno ricordati per tanto tempo. E infatti, dopo una riabilitazione durata un anno e mezzo, ha voluto tornare sul ring. «È proprio nel momento più buio della sua vita - racconta il regista che, affascinato dalla storia, ha voluto documentarla nel docu-film “La Santa di Brooklyn” - che Chiara trova la fede, un mondo spirituale e lontano che le dà la forza di rialzarsi e ricominciare a combattere». Contro il parere del proprio neurologo, che la segue prima e dopo ogni match, «speedy» Chiara (è il nome d’arte attribuitogli per la velocità che srpime sul ring) decide infatti di indossare nuovamente i guanti, seguendo rigidissimi allenamenti che la allontanano da famiglia e amici, isolandosi dal mondo. L’atleta ha un solo obiettivo: il titolo mondiale, ed è disposta a tutto pur di raggiungerlo, affidandosi alle cure dei coach della palestra più famosa del mondo: la Gleason’s Gym, nel quartiere Dumbo a New York. È l’accademia pugilistica che ospitò, tra gli altri, i grandissimi Muhammad Ali e Mike Tyson.

Riuscirà Chiara a riprendere in mano le redini della propria carriera sportiva? Raggiungerà il suo agognato sogno? Sono le domande alle quali il regista prova a dare una risposta nel suo docu-film: «La Santa di Brooklyn è in realtà la storia di una ragazza della porta accanto determinata ad arrivare fino in fondo, nonostante alcune pesanti sconfitte lungo il suo cammino. Qui la domanda è: ne vale veramente la pena? Vale la pena di sacrificare tutta la propria esistenza per raggiungere quello scopo?».

L’altra protagonista è New York, vista con l’occhio di un regista italiano. Una megalopoli con un’anima pugliese: a Brooklyn risiede la più numerosa comunità molese. Qui, i genitori di Chiara si trasferirono sedicenni da Mola di Bari. Nello stesso quartiere, l’atleta insegna nella John Dewey. La boxe? «L’ho scelta perché è lo sport più duro. All’inizio ero spaventata. Ora mi sento dire continuamente: perché fai pugilato? sei carina, puoi fare altre cose», ha dichiarato ai giornalisti. «Ma a me non interessa ciò che pensano, non essere come gli altri alla fine ti fa anche piacere».

La sua storia è ora un documentario. In una scena, la boxeur che «nella fede ha trovato il suo rifugio e la sua salvezza» dopo il coma, trasporta un grosso crocifisso sul Pier 2 Park del ponte di Brooklyn. La sua storia ha già commosso gli States, dove cresce l’attesa per la «prima». La data non è stata fissata. Verrà proiettata alla Gleason’s Gym.

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