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Pozzi, un tuffo nel passato: «Giocare a Londra? Da brividi»

 
Roberto Longo

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Roberto Longo

Pozzi, un tuffo nel passato: «Giocare a Londra? Da brividi»

«Per il tennis italiano significa che c’è una notevole profondità, che il nostro movimento è in salute»

Venerdì 12 Luglio 2024, 11:38

Ad un passo dalla gloria. Per il secondo anno consecutivo - il terzo negli ultimi quattro anni - un tennista italiano è in semifinale a Wimbledon, il tempio del tennis mondiale. Dopo Matteo Berrettini e Jannik Sinner questa volta sarà Lorenzo Musetti a farsi carico dei sogni di chi lo vorrebbe veder sollevare la coppa sul prato verde londinese. Su quella stessa erba un tennista barese, Gianluca Pozzi, allora 35enne, nel 2000 si spinse fino agli ottavi di finale del major inglese, considerato da sempre il torneo più importante al mondo. Nel penultimo atto di Wimbledon, oggi Musetti dovrà vedersela con l’ex numero uno al mondo, Novak Djokovic, per molti ma non per lui, una impresa quasi impossibile, ultimo ostacolo sulla strada della finale.

Lorenzo Musetti è in semifinale a Wimbledon, è la terza volta negli ultimi quattro anni di un italiano, cosa significa per il tennis italiano?

«Per il tennis italiano significa che c’è una notevole profondità, che il nostro movimento è in salute, ci sono tanti giovani giocatori italiani nel circuito e molti sono arrivati ai vertici mondiali e non come singolo giocatore come nel femminile dove la Paolini è nettamente più avanti delle altre. Abbiamo visto anche che altri giocatori come Cobolli e Darderi si stanno affacciando, lo stesso Arnaldi, Nardi, sono altri prospetti interessanti che hanno molti anni di attività davanti a se».

Lei a Wimbledon ha raggiunto gli ottavi di finale, cosa ha provato guardando Musetti? E quali ricordi ha di quella stagione?

«Quando giochi le sensazioni sono diverse, ti sembra più normale essere in quella realtà ma Wimbledon ha sempre qualcosa di diverso ed i tornei dello Slam hanno un fascino mediatico importante e trovarti nella seconda settimana del torneo è un gran risultato, senza eguali. In quell’anno ho fatto molti risultati sull’erba, la semifinale al Queens, dove superai Agassi e Safin e persi con Hewitt, fu una bellissima stagione che mi lasciò un pizzico di rammarirco per aver giocato quegli ottavi a Wimbledon con 38 e mezzo di febbre, sono cose che capitano nello sport ma ti rimane sempre la soddisfazione di essere arrivato fin li».

Musetti è giocatore fantasioso dal rovescio ad una mano, trova qualche affinità con il suo tennis?

«Non ci sono tante affinità oltre al fatto che, come me, giochi il rovescio ad una mano e sia un giocatore di tocco. Lui è molto più difensore rispetto a me e gioca bene sulla terra anche se oggi ci si è molto uniformati nella varietà del gioco».

Nel 2023, sul rosso di Montecarlo Musetti sconfisse Djokovic, potrà ripetersi anche sull’erba di Wimbledon?

«Certo, ma credo che quel Djokovic era un giocatore piuttosto dimesso rispetto alla sua fama. Credo che la sua sconfitta al 5° set a Parigi abbia un peso maggiore al di là del fatto che l’importanza mentale di una vittoria di quel tipo ti lascia la convinzione che potrai farcela ancora e che potrai giocarti le tue chanches e non avrai nulla da perdere».

La prima semifinale Slam in carriera, il peso della prima volta condizionerà Musetti?

«Quando vai sul centrale contro Djokovic... vedremo quale sarà la sua reazione, ma mi sembra che sia ormai abituato a questi livelli e non si lascerà condizionare dalla situazione».

Alla vigilia di Wimbledon in tanti hanno criticato la stagione di Musetti, ora saliranno tutti sul carro del vincitore?

«Non seguo i social ma molti hanno espresso delusione per il fatto che abbia perso in classifica, nello stesso tempo gli viene riconosciuto un grande potenziale tecnico non supportato dai risultati che tutti si auspicavano all’inizio dell’anno».

Chi lo ha criticato ha messo in discussione anche il valore del suo storico allenatore, lei è d’accordo?

«Credo che lo stesso vale per il suo allenatore, anche Bertolucci crede nelle sue qualità, uno che di tennis se ne intende, e ci può stare un po’ di delusione per non aver raggiunto certi risultati. Sono opinioni ma solo Musetti può decidere e per questo credo che sia arrivato Corrado Barazzutti al fianco di Simone Tartarini. Sull’erba ha fatto sicuramente un bel salto di qualità».

Se fosse all’angolo di Musetti cosa gli direbbe nei minuti precedenti la semifinale? Secondo lei cosa dovrà fare per arginare il tennis del serbo?

«Ha già due tecnici che lo conoscono bene ma credo che debba essere anzitutto orgoglioso di quanto fatto fino ad ora, rimanere concentrato sulla partita e non deve dimostrare nulla a nessuno. Pensare punto a punto, senza pensare a chi ha di fronte ed avere fiducia nei propri mezzi. Come piano di gioco deve evitare di essere troppo difensivo e non deve farsi comandare da Djokovic. Se gli scambi dovessero andare per le lunghe, dovrà cercare di mettere i piedi in campo e spingere altrimenti non ne uscirà più. Sarà importante provare a variare il gioco pur accettando a volte la fase difensiva, alternare il rovescio tra back e top ma dovrà fare ricorso alla sua fantasia per provare a prendersi il punto senza essere attendista».

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