di VALENTINA NUZZACI
Le luminarie barocche, le pareti a calce in via di estinzione, i manufatti di tufo, le ville signorili ottocentesche, le case a corte, i castelli e le torri costiere, le masserie fortificate del periodo medievale, le costruzioni megalitiche Menhir, i Dolmen, le Specchie, i frantoi ipogei e le cripte. E poi la pietra leccese che regala il colore tipico ai centri antichi e ai monumenti principali. Tutto questo e molto altro sarà raccontato attraverso l’immediatezza visiva della mostra fotografica di Pio Tarantini «Territori. Visioni e mutazioni del paesaggio salentino».
L’artista brindisino torna a Bari con una mostra personale, organizzata da Pio Meledandri nel Palazzo Roberto Narducci (ex Poste Centrali) e patrocinata dall’Associazione Sviluppo Sostenibile di Bari, dove presenta una selezione di fotografie dedicate al paesaggio pugliese e salentino in particolare.
Una parte delle fotografie consiste in immagini del progetto «Le montagne oltre il mare» già presentate negli anni scorsi in diverse sedi pubbliche e private pugliesi, mentre un’altra parte è costituita da immagini inedite realizzate in anni più recenti.
La mostra vuole mettere in evidenza gli aspetti più caratteristici del paesaggio salentino, colti dall’occhio esperto dell’autore, tra documentazione storica e memoria soggettiva legata al territorio dove Tarantini è nato e in cui ha trascorso la sua giovinezza fino al 1973, anno del suo trasferimento a Milano.
La selezione di opere in mostra è partita sia da alcuni lavori noti e storicizzati dell’artista, come «Lecce barocca» del 1983 e «Sere a Sud-Est» del 2001, sia da aspetti di paesaggio apparentemente meno rilevanti, dove la rappresentazione del territorio viene filtrata da una percezione personale del quotidiano.
Agli elementi architettonici si unisce anche la rappresentazione di situazioni contingenti in cui tangibili sono i segni della presenza umana. Questa è riprodotta attraverso sfuggenti apparizioni di figure mosse, i cui contorni sfuggono quasi all’occhio di chi guarda, ma anche attraverso presenze fisiche più realistiche, colte nell’attimo in cui azioni di vita quotidiana prendono corpo. Come una fotografia emblematica, realizzata nel 2016 durante una festa religiosa, dove, in una piazza piena di gente, centinaia di mani si alzano contemporaneamente, brandendo i telefonini con cui fotografare le luminarie.
La mostra è una raccolta di foto che descrivono un paesaggio in rapido mutamento, spinto in avanti dall’urgenza dei tempi moderni, ma comunque ancora legato alle sue tradizioni popolari.
Il 16 febbraio interverranno, oltre a Pio Tarantini, anche Dino Borri, docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica del Politecnico di Bari e Elda Perlino, biologa e ricercatrice del C.N.R..