Martedì 14 Ottobre 2025 | 21:52

Sanremo 2025, abbiamo ascoltato i 30 brani in anteprima: i giudizi della «Gazzetta»

Sanremo 2025, abbiamo ascoltato i 30 brani in anteprima: i giudizi della «Gazzetta»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

NON TOCCARE Sanremo 2025, abbiamo ascoltato i 30 brani in anteprima: i giudizi della «Gazzetta»

Applausi per Massimo Ranieri, la voce di Giorgia non delude. Benissimo Olly e Noemi, Elodie da riascoltare. Serena Brancale unisce Bari e Napoli, Tony Effe mostra di saper cantare ed è polemica per un verso del suo testo...

Sabato 08 Febbraio 2025, 11:12

Tante ballad, ritmo quanto basta, i rapper che non fanno più rap, zero rock, e l'amore in tutte le sue sfaccettature. Questo, in una sintesi più che estrema, ciò che il conduttore e direttore artistico Carlo Conti ha scelto per Sanremo 2025. La stampa specializzata, come ogni anno, ha ascoltato in anteprima le trenta canzoni che saranno in gara al prossimo Festival, in programma dall'11 al 15 febbraio, ed ecco - in ordine rigorosamente alfabetico - le impressioni e i giudizi della Gazzetta. Niente voti né numeri, perché siamo convinti non sia sufficiente un solo ascolto, e negli anni l'esperienza ci ha dato ragione: solo una prima impressione su ciò che ci ha conquistato subito, e ciò che abbiamo bisogno di risentire.

Achille Lauro - Incoscienti giovani: Chi si aspettava che continuasse a percorrere la strada sulle orme di «Amore disperato», sarà felice: un brano intenso, nostalgico e che fa uscire un Lauro sempre più romantico. Il tappeto di fiati sul finale è malinconico e travolgente. Un ricordo di giovinezza cantato da chi giovane, in fondo, lo è ancora, ma ha tutto il diritto di proteggere le sue memorie. Promosso a pieni voti.

Bresh - La tana del granchio: Giro di chitarra iniziale, una bella canzone, «educata», moderna ma con quella classicità (strofa - bridge - ritornello - special) che la rende orecchiabile e godibile. Atmosfere estive, colpisce il verso «se il mare si è salato/è perché un marinaio ci ha pianto sopra». Per noi quel palco lo merita già da tempo, sarà una bella occasione per far conoscere la sua vocalità al grande pubblico. Promosso a pieni voti.

Brunori Sas - L‘albero delle noci: Sarà che i ben abituati, per l'esordio al Festival si aspettavano una poesia, e Brunori non ha deluso. Un brano sulla paternità che «ha cambiato le architetture», tra stravolgimenti, sentimenti nuovi, comprensibili paure per il futuro. Chi lo paragona a uno dei più intensi De Gregori non è, in fondo, così lontano dalla realtà. Promosso a pieni voti.

Clara - Febbre: Il marchio di fabbrica di Dardust spicca dalle prime note, negli archi iniziali e nella produzione. Il testo di Madame fa il resto. Una canzone ben costruita, che rispecchia pienamente il percorso che la cantautrice, già reduce da un ottimo Sanremo 2024, sta percorrendo. Dinamica, ha tutte le carte in regola per diventare un'altra hit, e insegna anche che tonalità di blu è il blu Klein. Lo indosserà in una delle cinque serate? Promossa.

Coma_Cose - Cuoricini: Va chiarito subito: nessun nomignolo affettuoso con cui i due sposini dell'Ariston, Fausto e Francesca, si chiamano fra di loro. I «cuoricini» sono sì, quelli di Instagram, ma anche un simbolo di aumento dell'autostima, in cui «un divano e due telefoni è la tomba dell'amore». Il tutto condito da un ritornello che entrerà in testa al primo ascolto. Bellissimo lavoro. Promossi a pieni voti.

Elodie - Dimenticarsi alle 7: Chi parte favorito, specialmente sui social, inevitabilmente porta con sé un carico di aspettative che talvolta è difficile soddisfare. È il caso di Elodie, che presenta un brano con la firma del duo Davide Petrella/Davide Simonetta: produzione forte, timbro vocale sempre ottimo, un amore travolgente come tema, ma nel complesso sembra che manchi qualcosa, un salto in avanti. Probabilmente la performance dal vivo farà il resto. Comunque, promossa.

Emis Killa - Demoni: Chi ricorda l'Emis Killa del rap avrà una sorpresa (bella o brutta, in base al gusto): una canzone gustosamente pop, contemporanea, che racconta la lotta contro i demoni in testa che non ci fanno dormire (tematica cara a più di qualche brano in questa edizione). Non rimane istantaneamente: c'è il rischio che in mezzo alla marea di trenta brani, questo si perda un po'. Da riascoltare.

Fedez - Battito: «Ti porterei in terapia/solo per farti capire il male che fai». L'incipit del brano, firmato insieme a Federica Abbate (l'autrice che vanta più canzoni in gara quest'anno), Alessandro La Cava e Cripo, dà subito l'idea che il messaggio è rivolto sì, alla depressione, ma non solo. «Vorrei guarire/ma vedo nero pure il cielo»: l'ultima volta all'Ariston l'emozione sembrava avergli giocato brutti scherzi. Con un testo così intimo, in cui il battito del cuore va a ritmo di grancassa e finisce poi in tachicardia, sarà importante tenere i nervi saldi. Almeno nel rap. Promosso.

Francesca Michielin - Fango in Paradiso: Il ritorno a Sanremo nel mese dei suoi trent'anni (di cui la metà sono quelli di carriera) ha il sapore di una ballad cinematografica e realistica, in cui racconta un amore finito, sprecato, e tante domande per il futuro («Chissà con chi farai un figlio/se poi cambierai indirizzo/chissà se c'è fango in Paradiso»). Se è una storia vera e voleva catapultare l'ascoltatore in quello che ha vissuto, la missione è compiuta. Promossa a pieni voti. 

Francesco Gabbani - Viva la vita: Al Festival ha sempre fatto bene (mai più in basso del podio), e anche questa volta non delude: atmosfere quasi retrò per cantare un inno alla vita «così com'è», con la solita positività che lo contraddistingue. Un invito a vivere ogni momento fino in fondo: forse musicalmente non colpisce a primo ascolto come le precedenti esperienze, ma il messaggio arriva forte e chiaro. Promosso.

Gaia - Chiamo io chiami tu: Il successo di Sesso e Samba non è passato inosservato: suoni dal sapore brasiliano, un ritornello sincopato che gioca sul tormentone e farà gongolare le radio. Una «poesia di contrabbando» in cui riesce anche a esprimere ottime doti vocali (tra cui un bellissimo falsetto sul finale). Una sicura hit. Promossa.

Giorgia - La cura per me: Il timbro è indiscutibile, le svirgole sul finale - unica capace di eseguirle senza mai esagerare - saranno un balsamo per le orecchie. I pochi dubbi sono sul brano, scritto da Blanco: ci aspettavamo un vero lento, siamo davanti a un mid-tempo in cui, tra l'altro, strofa e ritornello sembrano quasi totalmente slegati. Una canzone sofisticata ma complessa, non di comprensione immediata. È vero che lei può cantare qualsiasi cosa, ma siamo sicuri basterà? Comunque, promossa.

Irama - Lentamente: La formula è sempre la stessa, e sappiamo già che sarà vincente. Un brano sull'amore che finisce, quando «lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento», in cui come sempre Filippo Maria Fanti è chiamato a una prova vocale non indifferente. Scritta anche questa da Blanco, sembra un po' un naturale seguito del percorso costruito finora, senza eccessivi passi in avanti. E anche se il gusto personale, magari, non è accontentato, squadra che vince non si cambia. Comunque, promossa.

Joan Thiele - Eco: Una delle più belle sorprese di questa prima tornata di ascolti. Atmosfere western, anche un po' alla Tarantino, un incrocio tra Nancy Sinatra e una Nina Zilli degli esordi: Joan Thiele non ha paura di puntare la sua arma, anche contro la paura, «tu fissala forte dentro gli occhi». E il risultato è una canzone che spicca nel mucchio, diversa, singolare e raffinata. Stupirà. Promossa a pieni voti.

Lucio Corsi - Volevo essere un duro: Una storia autobiografica, semplice, in cui è facile immedesimarsi: è la storia di Lucio, che voleva essere un duro, e invece «sono nessuno. Ma non ho mai perso tempo/è lui che mi ha lasciato indietro». Un inno melodico e orecchiabile per tutti gli outsider, per chi anche solo una volta si è sentito fuori posto, per chi ha tentato, invano, di fuggire dalle sue paure. Se questa per te è una rivincita, per noi, Lucio, tu hai già vinto. Promosso a pieni voti.

Marcella Bella - Pelle diamante: Paura di sentire la mancanza dell'energia dei Ricchi e Poveri? Quest'anno ci pensa Marcella, con una canzone-manifesto per tutte le donne, «Sono forte. Tosta. Indipendente. Stronza, forse, ma sorprendente». C'è un po' il rischio che diventi una macchietta, ma si canta immediatamente. Un bel modo per mettersi in gioco e ribadire un ideale, anche a 72 anni. Arriverà a tutti. Promossa.

Massimo Ranieri - Tra le mani un cuore: Tra i pochissimi applausi a scena aperta durante questo primo giro di ascolti, forse più per il personaggio e la performance vocale, che per la canzone. Che è un brano - scritto da Tiziano Ferro e Nek - teatrale, da cantare a pieni polmoni, con l'orchestra che darà un enorme contributo. Si canta di un cuore spezzato che continua ad amare, c'è anche un importante assolo di sax. Ranieri non è qui solo per partecipare. E arriverà in alto, anche se per noi c'è qualcosa che merita di più. Comunque, promossa.

Modà - Non ti dimentico: Tanta commozione per il ritorno all'Ariston dei Modà, dopo il racconto del leader, Kekko Silvestre, della sua battaglia contro la depressione. Quest'estate saranno anche a San Siro: il brano in gara, forse, non spicca in mezzo ai trenta, ma è coerente con tutto il lunghissimo percorso della band, sull'amore e sul coraggio. Si apprezza la crescita sul finale, la resa dal vivo darà un quadro più completo. Da riascoltare.

Noemi - Se ti innamori muori: Se dovessimo individuare un brano che rispecchia al 100% la ricetta ideale per la canzone di Sanremo, lo troveremmo proprio qui, nella magia creata da Mahmood e Blanco, cucita sul timbro di Noemi. Azzardiamo un «finalmente»: da qualche anno le melodie da lei portate all'Ariston non ci convincevano del tutto, mentre questa - accompagnata da un testo sulla magia dell'amore che svanisce, paragonato a una morte serena - ci ha conquistato, e non vediamo l'ora di sentirla con l'orchestra. Lo special, dopo il secondo ritornello, è da brividi. Per noi, da podio. Promossa a pieni voti.

Olly - Balorda nostalgia: Ci sbilanciamo. Se oggi avessimo dato dei voti, sarebbe stato un 10. Un brano che ha tutti gli ingredienti per fare una bellissima figura su quel palco: voce, struttura, suoni aperti e orecchiabili, lento ma con intensità che cresce, emozione nel cantato. Una canzone cinematografica, realistica, piccole immagini che ripercorrono l'inizio di una storia, «tornare a quando ci bastava ridere, piangere, fare l'amore». A Sanremo tutto può succedere, ma se oggi dovessimo scegliere uno dei trenta, che sta già facendo uno splendido percorso, e raccogliendo consensi ovunque, sarebbe lui. Promosso a pieni voti.

Rkomi - Il ritmo delle cose: Un ritmo che sicuramente funziona per tutta la prima parte (la produzione è di Shablo, anche lui in gara), finché nel ritornello non si scompagina - forse in maniera un po' brusca - e cambia tempo quasi del tutto, con Mirko che finisce quasi a mangiarsi qualche parola. Interessante il tema, «quante cose distruggiamo costruendo/ti stancherai come fai con i vestiti». Il problema è sempre lo stesso: riuscirà a farsi strada in mezzo a un mare di canzoni così ampio? Da riascoltare.

Rocco Hunt - Mille vote ancora: Un brano che diventerà inno dei fuorisede, dei cervelli in fuga, di chi è costretto ad abbandonare la propria città per cercare fortuna. «Rimpiango anche le cose che odiavo/e che mi hanno fatto andare via». Forse musicalmente va risentita, ma il messaggio è davvero importante, perché viene da una terra «dove ancora si muore per niente a vent'anni». Non banale. Comunque, promosso.

Rose Villain - fuorilegge: La sua CLICK BOOM! è stata la canzone di Sanremo 2024 che ha avuto il percorso più felice. Tornare dopo un anno e fare ugualmente bene non è scontato: invece Rose con questo brano, nato addirittura prima della canzone in gara lo scorso anno, fa un salto in avanti, in terre sonore più complesse, dando un assaggio anche del suo lato più cupo, dark, più «villain» anche a chi non la segue dai tempi di Radio Gotham, il suo album d'esordio (che oggi compie due anni). La produzione di Sixpm si distingue per ricerca nei suoni e cura nelle dinamiche, il brano richiederà un notevole impegno vocale nella resa dal vivo. Ma siamo sicuri che Rosa Luini sia più che pronta. Promossa.

Sarah Toscano - Amarcord: Si balla. E sarà necessario, visto il numero delle canzoni in gara, per svegliarci un po'. Da salvaguardare la potenza della voce (c'è un acuto sul finale che sarà interessante ascoltare dal vivo), il brano è strutturato per essere una hit radiofonica, anche di ottima fattura. Un amore comico e tragico, tutto così Amarcord, che citando Fellini sembra quasi surreale sentirlo cantare da una ragazza poco più che diciottenne. Un esperimento che sui social funzionerà alla grande. Comunque, promossa.

Serena Brancale - Anema e core: Il jazz e il talento, ma anche il saper ridere di sé, e il cavalcare un'onda che l'ha portata - lo scorso anno - a farsi conoscere dappertutto. Anema e Core è un carico di energia, un mix di Bari e Napoli, che immaginiamo potrebbe diventare la canzone più suonata ai matrimoni al Sud, con tanto di tovaglioli bianchi da sventolare. Una cafonata? Tutt'altro: voce incredibile, energia, si ballerà sul palco e da casa, «pccè io e tè/sim na cosa sola. Bra ù sà, marioul». Se volete la traduzione, chiedetela alla Zia Serena. Promossa.

Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento - La mia parola: Un quartetto che ci catapulta nelle sonorità hip hop anni '90, un ritornello old school che si canta a primo ascolto, una street song che si mescola al gospel e sorprenderà. Guè canta: «Mi dicevi taci/ora però sono il goat», dove goat sta per Greatest of All Time. E forse non ha tutti i torti. Promossa a pieni voti.

Simone Cristicchi - Quando sarai piccola: In quota Premio della Critica, è uno dei brani più commoventi di questo Sanremo 2025 (uno dei pochissimi a prendersi un applauso a scena aperta al primo ascolto). Dedicato, con tenerezza, alla mamma che invecchia, piccole immagini che raccontano la rabbia di vedere un genitore cambiare e «la fatica di doverlo accettare». Un Cristicchi lento, come il passo con cui accompagna l'anziana madre, che con la consueta delicatezza affronta un tema comune ma inesplorato. Magico. Promosso a pieni voti.

The Kolors - Tu con chi fai l’amore: Sonorità anni '80, ci sono. Ritornello che rende spontaneo il balletto, perfetto per i social, c'è. Calcutta e Davide Petrella (Tropico) firmano l'ennesima hit targata The Kolors, che sembrano davvero non sbagliare un colpo. Inno dell'estate degli italiani a Mykonos (c'è una citazione nel testo), si canta e si memorizza immediatamente, l'unica incognita è sapere quanto durerà. Promossi.

Tony Effe - Damme ‘na mano: Atteso e discusso, Tony Effe scompagina le carte e non solo non presenta un rap, ma una canzone gustosamente pop con qualche ispirazione al tango, ma mostra anche che sa cantare. Ruffiano? Sicuro. «Sono il classico uomo italiano/amo solo mia madre Annarita», ne sarà felice la fidanzata Giulia De Lellis (che - si vocifera - dovrebbe anche avere un ruolo nella kermesse)? La polemica sul testo è presto servita: niente violenza sulle donne, stavolta è la donna ad «alzare le mani» a lui. Se ne poteva fare a meno? Forse sì. Ma in fondo, l'importante è che se ne parli. E se ne parlerà. Comunque, promosso.

Willie Peyote - Grazie, ma no grazie: Cita i Jalisse per costruire la rima con «tu vorresti che la gente ti capisse. E la ami come se ricambiasse». Il brano tocca una serie di temi sociali e questioni di tutti i giorni, senza approfondirne nessuna: si passa dal «baciare i figli sulla bocca, sì o no?», al «non sappiamo a quali parole mettere l'asterisco al plurale», passando per un invito, «dovresti andare a lavorare/non farti manganellare nelle piazze». L'effetto-minestrone forse è dietro l'angolo, ma in mezzo a tutto questo amore, almeno si canta qualcos'altro. E lo si canta anche bene. Comunque, promosso.

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