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«Le mie armi? Canto, studio, sono me stesso», dal Salento arriva Dimaggio

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

«Le mie armi? Canto, studio, sono me stesso», dal Salento arriva Dimaggio

«A me non serve niente» l'EP d'esordio del cantautore 21enne, prodotto da Wepro. Idee chiare, stile e coerenza musicale, ma soprattutto tanta umiltà: «Mi sono iscritto al Conservatorio, voglio essere all'altezza di chi suona con me»

Giovedì 21 Novembre 2024, 10:24

Si intitola A me non serve niente l’EP d’esordio del cantautore salentino Dimaggio, nome d’arte di Riccardo Roma. Un progetto prodotto da Wepro e anticipato dal brano Le nonne e le chiese e che dopo i primi live di presentazione verrà portato ancora sul palco a dicembre, a Roma, Torino e a Lecce, il 30, alle Officine Cantelmo.

Partiamo dal titolo, perché dice che “non le serve niente”?

«È un’idea divisiva: si può pensare che la mia sia una mossa da egoriferito troppo convinto, ma non è così, anche perché ho solo 21 anni. Ho capito che non mi serve niente per autodeterminarmi come giovane cantautore nel 2024. Senza pressioni addosso, è una ricerca emotiva, personale e musicale, un percorso in itinere, voglio sentirmi libero».

Cosa troviamo in questo EP?

«È un mio modo per presentarmi. Ho uno storico di sette singoli che sono stati anche un pretesto per sperimentare un po’ sulla produzione e sui tecnicismi del suono. In questo disco si va da La sera dei licantropi che ho scritto a 17 anni, a Le nonne e le chiese che ha pochi mesi di vita. Sono intervenuto anche sui brani più “vecchi” per rendere tutto più coerente e per riconoscermi in questo lavoro. Quasi tutte le ho scritte quando vivevo ancora nel Salento, prima di spostarmi in Lombardia, e da qui voglio che parta il mio nuovo percorso anche di scrittura».

L’EP è prodotto da Wepro con cui condivide la provenienza geografica, molti dei colleghi che suonano con lei sono salentini: quanto conta questa sinergia?

«Mi sento fortunato e orgoglioso di questa full band che ha sostenuto e abbracciato un progetto emergente. Hanno registrato le parti, stiamo facendo un po’ di live, anche solo in duo con Emanuele Dell’Abate, il mio braccio destro. Lavorare con Marco (Wepro, ndr.) è stato meraviglioso: è una grande persona e un professionista che mi ha dato tanto non nascondendo le mie insicurezze, ma promuovendole. Ha rispettato ogni mia scelta, con precisione e tranquillità, non avevo mai sperimentato una condizione così favorevole».

Ora si è spostato a Bergamo per studiare in Conservatorio canto pop, cosa l’ha spinta a continuare con la preparazione?

«Io scrivo solitamente di getto, sento quando sta per arrivare un pezzo dal modo in cui macinano i pensieri. Lavorando a contatto con professionisti esperti, ho cercato di apprendere come una sanguisuga tutto quello che ho potuto, parlando chiaro: so cosa voglio fare, ma non sempre so come si fa. Voglio colmare tutte le lacune: nel momento in cui ho capito che Dimaggio era la dimensione per cui avrei combattuto nella vita, è arrivato il momento di affilare le armi. Voglio potenziare la mia vocalità, voglio essere sempre all’altezza delle personalità con cui mi interfaccio, che sono stati tutti ottimi studenti. Avevo provato a entrare in Conservatorio a Lecce ma non mi hanno preso, ed è stata l’occasione per andare via. Ho voglia di prepararmi, non puoi essere un buon musicista se non studi».

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