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Irene Grandi: «Per ripartire impariamo a volerci bene»

 
NICOLA MORISCO

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NICOLA MORISCO

Irene Grandi:  «Per ripartire impariamo a volerci bene»

Da oggi è disponibile Devi Volerti Bene, nuovo singolo e il video della cantante toscana

Venerdì 19 Giugno 2020, 10:51

L’imperativo di rinascita dentro e fuori di noi per Irene Grandi è il volersi bene. Da oggi, venerdì, è disponibile il nuovo singolo e il video della cantante toscana Devi volerti bene. Il brano è uno dei due contenuti nell’edizione speciale del doppio album Grandissimo, la raccolta edita nuovamente il 14 febbraio scorso che conteneva anche Finalmente io, canzone scritta da Vasco Rossi insieme con Roberto Casini, Gaetano Curreri e Andrea Righi, con la quale Grandi ha partecipato all’ultimo festival di Sanremo. In Devi volerti bene, scritto dalla stessa Irene con Curreri, Romitelli, Casini e Pulli, si evidenzia la consapevolezza e la riflessione di ciò che è veramente importante nella nostra esistenza davanti a una tragedia come l’emergenza Covid. La Grandi, il 22 luglio, torna sul palco con un live unico al Parco della Musica di Roma.

Grandi, volersi bene per comprendere l’altro?
«Perché comprendere sé stessi vuol dire comprendere anche l’altro. Abbiamo sentito la mancanza di abbracci, contatti umani e lo stare insieme. Questo periodo di clausura, però, è stato illuminate su quanto siamo tutti connessi e volersi bene è anche comprendere i problemi degli altri e, quindi, diventa il modo per costruire qualcosa di migliore insieme. Penso che tutto parta da una consapevolezza individuale, quello che abbiamo vissuto ci ha indotti a dei cambiamenti anche sulle priorità della nostra vita. La paura per il futuro e sulla possibilità che questa situazione si possa ripetere, ci ha consentito di riflettere sui temi globali».

Con l’esperienza Covid diventeremo più umani, o torneremo come prima se non peggio?
«Effettivamente ci saranno due tipologie di persone: chi non cambierà diventerà ancora più avido, qualunquista e individualista e chi, invece, maturerà più coscienza e consapevolezza del bene comune. Credo si stia sviluppando un gruppo sempre più numeroso di queste ultime persone. Aumentano, infatti, sempre più incontri, conferenze che non ruotano più sul benessere e progresso, ma in quello che era l’origine di questa parola, cioè ben essere, ovvero stare bene. È una comunità in aumento, ma non è detto che diventi dominante».

Questa pandemia servirà, finalmente, a rendere visibile i tanti lavoratori dello spettacolo?
«Noi artisti vogliamo comunicare che quello visibile sul palco è una piccolissima parte di tutto il lavoro che c’è dietro. Quindi, speriamo di riuscire a far emergere questa realtà, che doveva venire fuori molto prima. In questo periodo, in cui sono state platealmente evidenziate tutte le pecche della nostra attività, ci siamo accorti di quanto poco sia considerato il nostro settore creativo e produttivo. L’impegno da parte di molti operatori c’è stato in questo periodo particolare, ma bisogna ripensare a questo lavoro con una ristrutturazione di tutto il settore».

L’unica risorsa sono i live. Come affronterà a luglio il suo ritorno sul palco?
«Ormai il settore della musica si regge sui concerti: è rimasto l’unica fonte di guadagno per un artista. Adesso la catena parte dai live e poi arriva il resto. È importante che queste problematiche siano venute fuori in questo periodo, bisogna comunque fare una seria riflessione su tutto il comparto, come ad esempio i portali di musica che si servono dei nostri contenuti e a noi artisti non arriva neanche un euro».

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