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Basilicata, la terra dei «super nonni»: il mistero dell’erba sulle Dolomiti

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Si chiama «atriplex hortensis», oggetto di studio da parte di ricercatori

Sabato 09 Aprile 2022, 14:55

POTENZA - Se c'è davvero un elisir di lunga vita, quello alberga certamente in Basilicata, regione dove l'età media è tra le più alte d'Italia (un residente su tre ha superato i 65 anni). Nonni e nonne animano soprattutto i piccoli borghi come Picerno che fino a settembre scorso annoverava la donna più anziana di Basilicata e una delle più attempate d'Italia ad essersi vaccinata. Si chiamava Natalina Adele Ferraro, 109 primavere, sette figli, minuta, lucida fino all’ultimo giorno, con il volto solcato da rughe profonde, ognuna delle quali era la traccia di eventi epocali: ha attraversato due guerre mondiali, la carestia, assistito alla nascita della Repubblica, alla successione di dieci Papi. È sopravvissuta a malanni e insidie come il tifo, la tubercolosi e, soprattutto, l'epidemia della «Spagnola» che tra il 1918 e il 1920, quando Natalina era una bambina, seminò morte e paura.
Come Natalina hanno varcato la soglia dei cento anni più di novanta lucani. Quasi sempre si tratta di ex agricoltori, di persone che hanno vissuto non certo in condizioni di ozio. Che sia proprio questo il segreto della loro longevità? Non solo. Spesso sono persone che, per loro fortuna, hanno avuto poco o nulla a che fare con gli ospedali. Buona salute, nonostante una quotidianità fatta di duro lavoro nei campi. Chi si interroga su questi fenomeni ha cercato sovente giustificazioni nelle condizioni ambientali, nell’alimentazione, nelle abitudini di vita.

Supposizioni miracolose

Tra le ipotesi che potrebbero aver determinato il moltiplicarsi dei «super-nonni» in Basilicata, si insinua anche quella di erbe dalle proprietà prodigiose. Come quella che cresce, allo stato selvatico sui pendii dell’Appennino e fra le pietre delle Dolomiti Lucane: un’erba che i contadini utilizzavano per preparare minestre povere, a nutrimento di uomini e bestie. Ma la usavano anche come erba medicinale. Nel dialetto la chiamano «ietone», ma il suo nome scientifico è «atriplex hortensis». «È un’erba curativa che aiuta a invecchiare bene», tramandano i vecchi contadini.

La scienza in azione

La cosa straordinaria è che un gruppo di ricercatori etno-botanici di alcune università europee, coordinato dal professor Andrea Pieroni, studiò (tra il 2002 e il 2005) le proprietà di queste piante. Compresa l’atriplex hortensis. Poterono così confermare, sul piano scientifico, ciò che un sapere empirico aveva già scoperto: l’atriplex hortensis (detta ietone) possiede proprietà antiossidanti. E questo dato sembrerebbe mettere per una volta d’accordo saperi scientifici e popolari. Magari è proprio lì il segreto. Magari no. Ma resta il fatto che la piccola storia (anche piena di asprezze) dei borghi lucani e la dura vita nei campi ha regalato al mondo una cospicua pattuglia di centenari. E questa buona notizia è un fatto che resta. Sarà pur vero che non è la quantità degli anni vissuti che, di per sé, garantisce la felicità, ma certamente offre qualche occasione aggiuntiva.

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