TARANTO - È il 1940. Il 10 giugno Benito Mussolini dichiara guerra alla Francia e all’Inghilterra con un discorso pubblico pronunciato dal balcone di Palazzo Venezia, di fronte a una folla osannante. In quello stesso anno un giovanissimo ufficiale di Marina di origini siciliane, Salvatore Todaro, comanda il sommergibile «Cappellini». Todaro, generoso, schivo e pragmatico come sanno esserlo solo i vecchi lupi di mare, non può saperlo, ma di lì a poco diventerà una leggenda per tutti i sommergibilisti italiani. È il 16 ottobre e siamo in piena Seconda Guerra Mondiale. Mentre il sommergibile «Cappellini» perlustra l’Atlantico in cerca del nemico, si imbatte nel «Kabalo», un mercantile armato belga. Il Belgio è una nazione neutrale però il battello naviga a luci spente e trasporta aerei inglesi e pezzi di ricambio. Scoppia una battaglia in cui Todaro perde un uomo valoroso e affonda il mercantile senza pietà.
Non è però l’affondamento che farà di lui un eroe consegnato alla memoria eterna. Piuttosto, è il salvataggio dei 26 naufraghi, effettuato navigando in emersione per 4 giorni e 4 notti mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Il capitano del «Kabalo», ormai in salvo congedandosi dal comandante Todaro, gli chiede perché si sia esposto ad un tale rischio per loro, che al suo posto non lo avrebbero mai fatto. Todaro risponde: «Noi siamo italiani».
La storia di questo incredibile salvataggio in alto mare, non l’unico in realtà di cui si rese protagonista Salvatore Todaro, medaglia d’oro al valore di Marina e leggendaria figura di sommergibilista della Regia Marina, diventerà a breve un film grazie ad una casa di produzioni cinematografiche che, dallo scorso agosto, ha avviato il complesso meccanismo delle riprese che - per buona parte - saranno girate a Taranto...