Il cantiere è aperto ma i lavori sono sospesi, almeno sino a dopo Ferragosto. Sul lungomare di Santo Spirito la gente cammina alla spicciolata e fa lo slalom. Ci sono residui di calcinacci e polvere che si alza alla prima folata di vento. Ci sono i rifiuti agli angoli delle transenne. Ma più di ogni altra cosa c’è la rabbia che serpeggia lungo le strade che accolgono bar e ristoranti. Il quartiere barese è al collasso. Con un calo di incassi che sfiora il quaranta per cento e una trentina di attività che chiuderanno l’estate 2025 con lacrime e sangue. «Qualcuno pagherà – spiega Alfonso Florio, storico esercente che sul lungomare ha sei attività. Ci vorrà tempo ma dovranno restituirci tutto quello che abbiamo perso». Le vie legali sono state già annunciate. Dopo l’estate, alle parole seguiranno i fatti. Ed è presto spiegato: «Da tre anni – aggiunge Florio - siamo soffocati da un cantiere che prosegue a singhiozzo. Siamo stanchi di guardare il mare attraverso la rete metallica mentre i debiti crescono. La nuova giunta sta cercando di tamponare i danni della precedente, ma purtroppo non basta».
L’intervento, finanziato con cinque milioni di euro di risorse Pon Metro e Pn Metro plus, interessa il lungomare Cristoforo Colombo, nel tratto che va dalla torre di Santo Spirito prospiciente il molo di Levante all’incrocio con via Marconi, comprendendo anche alcune traverse.
La riqualificazione prevede, inoltre, la realizzazione e l’attrezzamento di aree per la sosta, opportunamente ombreggiate, superfici pedonali per il passeggio, spazi di pertinenza di attività commerciali, pista ciclabile bidirezionale in sede riservata, spazi carrabili distinti e separati dai restanti spazi funzionali. Le pavimentazioni sono state distinte a seconda della destinazione d’uso degli spazi - carrabili, pedonali o ciclabili - in modo da essere ben riconoscibili ed esteticamente coerenti. Un progetto che sulla carta aveva fatto ben sperare residenti ed esercenti, ma di cui - al momento - non c’è traccia. Se non dei disagi. Non solo: con il danno c’è anche la beffa.
«L’amministrazione comunale ha bloccato le richieste di occupazione di suolo pubblico, avanzate dai miei colleghi, sino alla fine dei lavori. Solo in quattro hanno avuto l’autorizzazione a posizionare i tavolini davanti ai loro locali. Gli altri, quindi, devono accontentarsi degli spazi interni. L’annona fa controlli serrati e multe salate. Questo è un accanimento ingiustificato dato che ci troviamo in questa situazione per un ritardo che non è dipeso da noi».
«Tutta questa confusione – commenta l’europarlamentare meloniano, Michele Picaro - è figlia di una totale mancanza di pianificazione e condivisione con residenti e commercianti. Con una aggravante, gli esercenti quelli che tengono vive le nostre strade non solo sono ostaggio di questo cantiere infinito, ma vengono anche ostacolati dalla burocrazia. Così non riqualifichiamo ma mettiamo in ginocchio l’economia della nostra città. Il lungomare, i suoi porti e le sue spiagge meritano una rigenerazione che assicuri accessibilità, decoro e sicurezza per tutti, rispettando l’identità e le tradizioni di chi lo abita. L’amministrazione, in questo momento, sta procedendo in senso opposto e sta gravemente penalizzando i nostri imprenditori».