BARI - «La nuova rotatoria su via Capruzzi è un pericolo per i ciclisti». La denuncia sui potenziali rischi derivanti dalla realizzazione della nuova viabilità che sta sorgendo in via Capruzzi all’angolo con via Giulio Petroni viene da Lello Sforza, già funzionario all'assessorato regionale ai Trasporti, ed ora cycling and mobility Manager. In effetti, la problematica ha fondamento. La zona interessata dai lavori registra puntualmente un traffico intenso a rapida percorrenza: gli interventi in corso in questi giorni non stanno modificando la natura della zona, ma in effetti la segnaletica per il transito delle biciclette è insufficiente e soprattutto poco visibile.
«I lavori per modificare strada e marciapiede in vista della realizzazione del Terminal bus nell'area ex Squadra Rialzo ad opera di Grandi Stazioni Rail, società del Gruppo Ferrovie dello Stato, rischiano di rendere pericolosa la circolazione in bicicletta su quel tratto di strada, anzi di rappresentare un tale detrattore, al punto di disincentivare se non espellere la mobilità ciclistica da quell'area, a causa del rischio reale e percepito come tale, di essere investiti», prosegue Sforza.
«Aver disegnato negli anni scorsi sulle strade di Bari, con la sola segnaletica orizzontale, delle corsie peraltro valicabili e quindi di per sé pericolose per la sicurezza dei ciclisti, non può essere considerata una medaglia sul petto del sindaco e dell'assessore al ramo precedenti. Se a questo si aggiunge che le infrastrutture viarie esistenti o di nuova realizzazione, di fatto ignorano il concetto basilare di essere permeabili alle bici, veicoli a tutti gli effetti, allora Bari diventa ostile a quel tipo di mobilità sostenibile che andrebbe fortemente incentivata e potenziata». Nel dettaglio, la rotatoria appare priva di corona ciclabile, i bracci del rondò non appaiono sicuri per le biciclette, così come gli accessi al Terminal sembrano pericolosi per le bici nelle intersezioni in ingresso e in uscita.
«Il fatto che il progetto sia opera di una società del Gruppo Ferrovie dello Stato - sottolinea ancora Sforza -, non lascia ben sperare. Le esperienze pregresse di lavori effettuati da Rfi, sono fallimentari dal punto di vista dell’accessibilità ciclabile. Per esempio le canaline messe in opera per far scendere o salire le bici lungo le scale del ricostruito sottopassaggio giallo della stazione centrale in corrispondenza di via Capruzzi (uscita verso via G. Petroni) e del ricostruito ponte pedonale ferroviario di via Traino a Iapigia, sono state progettate e montante male: in entrambi i casi sono state posizionate a ridosso dei montanti dei corrimano, al punto che il pedale della bici si incastra nei montanti stessi e si blocca. Pertanto la bici deve essere inclinata di molto e a quel punto si ribalta e cade. Negli anni nessuno ha posto rimedio spostando le canaline di una decina di centimetri dal montante. Oppure i sottopassi ferroviari carrabili realizzati in occasione dell’eliminazione dei passaggi a livello, ignorano completamente la normativa nazionale e quella regionale, di costruire piste ciclabili adiacenti o comunque di garantire il transito ciclistico sicuro per non interrompere l'accessibilità ciclistica della città. Pertanto i sottopassi diventano dei budelli pericolosi e quindi anch'essi un deterrente allo sviluppo della mobilità ciclistica».
Da sempre difensore della viabilità sostenibile, Sforza esprime il suo appello al sindaco Vito Leccese. «È auspicabile che l'amministrazione comunale, ente proprietario delle strade cambi passo verso la mobilità ciclistica ed intervenga personalmente per garantire la sicurezza delle infrastrutture viarie a favore dei baresi in bicicletta. Se aumentasse in maniera esponenziale il loro numero, diminuirebbe il volume di traffico, a beneficio della vivibilità di Bari».