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Bari, messa nella cripta con cardinale Bassetti, Emiliano: «Scelti come luogo di dialogo»

 
Redazione online

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In apertura dell’incontro "Mediterraneo, frontiera di pace", che si concluderà domenica con la visita di Papa Francesco a Bari e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Mercoledì 19 Febbraio 2020, 14:40

16:20

«Siamo emozionatissimi e felicissimi. Si sta compiendo una profezia, di cui si parlerà in questo sinodo di vescovi. Tanti anni fa Papa Giovanni Paolo II quando venne qui a Bari affidò un compito alla città e alla regione: quello di essere il luogo dove costruire il dialogo ecumenico e anche interreligioso tra tutte le genti del Mediterraneo. Piano piano siamo arrivati a questo evento e la giornata del 23 febbraio sarà qualcosa di straordinario: non so quante volte il presidente della Repubblica e il Papa si siano incontrati fuori da Roma». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che con il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha partecipato alla messa concelebrata nella cripta della Cattedrale di Bari, alla presenza del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in apertura dell’incontro "Mediterraneo, frontiera di pace», che si concluderà domenica con la visita di Papa Francesco a Bari e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

CACUCCI: RIFLESSIONE SULLA NECESSITA' DELLA PACE - «In questo grande lago di Tiberiade, come lo chiamava La Pira, il Mediterraneo, oggi i conflitti si sono moltiplicati, con guerre che ci sembrano molto lontane ma che poi verifichiamo negli effetti attraverso questi tanti che sono costretti a fuggire e vengono da noi. Quindi il Mediterraneo diventa il luogo nel quale noi abbiamo bisogno di riflettere sulla necessità della pace, soprattutto con un confronto da parte dei pastori di quelle chiese che si affacciano lungo questo grande mare». Lo ha detto monsignor Francesco Cacucci, vescovo di Bari-Bitonto,dopo la messa concelebrata nella cripta della Cattedrale di Bari, alla presenza del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che ha aperto la cinque giorni dedicata all’incontro "Mediterraneo, frontiera di pace».

LE PAROLE DEL CARDINALE BASSETTI - «Nel Padre Nostro ho chiesto al Signore che tutti coloro che vivono sulle rive di questo immenso lago di Tiberiade allargato possano chiamare l’unico Dio come padre e questo sarebbe già un segno di pace». Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei,dopo la messa concelebrata nella cripta della Cattedrale di Bari nella giornata di apertura del'incontro di riflessione e spiritualità "Mediterraneo, frontiera di pace», che da oggi riunisce 60 vescovi provenienti da 20 Paesi del Mediterraneo e che culminerà domenica con la messa di Papa Francesco.
«Tutte e tre le religioni che nascono dal seme di Abramo, la religione ebraica, la religione cristiana e musulmana - ha aggiunto Bassetti - hanno questa concezione di Dio padre, di Dio provvidenza, di Dio misericordioso. Basterebbe che entrasse nel cuore questo insegnamento profondo e fosse messo in pratica e sarebbe la pace non solo nel Mediterraneo ma su tutto il mondo».
Bassetti ha poi spiegato la scelta di organizzare questo evento a Bari. «La figura di San Nicola - ha detto - ci riporta a tutto l’Oriente. Bari anche per la sua civiltà è il baricentro del Mediterraneo. Avevamo fatto anche valutazioni diverse di altre città, per esempio Palermo, Roma, Firenze, Venezia, poi abbiamo deciso Bari».

«Siamo qui per riscoprire il significato di una comune appartenenza al Mediterraneo, quindi per attingere alla bellezza e alla forza della comunione fraterna, e per mettere a fuoco una profezia di unità. Il Mediterraneo non è solo bellezza generata dall’incontro delle diversità, ma anche violenza che esplode a causa dell’incapacità di comporre i giochi di potere, gli interessi contrapposti e le paure che queste stesse diversità possono alimentare». Lo ha detto cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in apertura dei lavori nel Castello Svevo di Bari dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pacè.
«In prossimità del porto e della cattedrale, quindi del mare e della terra, questo castello - ha detto - testimonia che il Vangelo non giunge da alcuna parte se non incontrando la vita di persone concrete, col loro vissuto di lingue e culture, di attese e speranze. Nessuna cattedrale esisterebbe senza 'portì, nemmeno nell’Europa continentale». «La peculiarità di questo ritrovarci - ha continuato - è quella di esprimere il nostro modo più autentico di vivere ed essere Chiesa, che dà voce alle difficoltà e alle domande dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, in un momento che per tanti di loro è davvero drammatico. Si tratta di un incontro fraterno, tappa di un percorso più ampio; un’iniziativa che ci chiama ad accogliere quanto lo Spirito Santo saprà suscitare in un confronto e in una discussione che, ne siamo certi, avverrà con franchezza». "Siamo qui - ha concluso - per ascoltarci e porgere al Santo Padre Francesco quanto sarà emerso dallo scambio fraterno, nella speranza che il cammino intrapreso continui e si rafforzi».

«La comune appartenenza mediterranea delle nostre Chiese e la ricchezza delle nostre tradizioni ci indicano, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità, una vocazione comune che ci rimanda all’essere profondo della Chiesa». E’ un passaggio della relazione del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, letta in apertura dei lavori dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pacè in corso a Bari fino a domenica.
Per il cardinale Bassetti questa «comune vocazione» significa "essere Chiese che ritornano costantemente alle sorgenti della fede, per trasmettere ai giovani e alle future generazioni la bellezza e la gioia del Risorto; essere Chiese delle beatitudini, attente a far germinare una nuova cultura del Mediterraneo, che non può che essere cultura dell’incontro e dell’accoglienza, pena il disordine incontrollato, l'impoverimento diffuso e la distruzione d’intere civiltà; essere Chiese della profezia, rispetto a ogni sistema di potere e di arricchimento che genera indifferenza, paure, chiusure e, quindi, iniquità, oppressione, guerre, crimini contro l’umanità; essere Chiese dei «martiri mediterranei» che sanno riconoscere i segni dei tempi e sono capaci di dialogo per «disarmare» ogni uso blasfemo del nome di Dio in odio al fratello».

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