Roma, Sud
Più «pellicole celesti» invece delle Suburre
Nel film «Il cielo sopra Berlino», capolavoro di Wim Wenders di metà anni Ottanta, due angeli vagano per la città osservandone gli abitanti, entrando in connessione con alcuni di loro
Nel film «Il cielo sopra Berlino», capolavoro di Wim Wenders di metà anni Ottanta, due angeli vagano per la città osservandone gli abitanti, entrando in connessione con alcuni di loro. Il film coglie Berlino nei momenti precedenti la fine di un’epoca tragica, con la caduta ormai prossima del muro. Wenders disse di aver avuto l’idea per la sceneggiatura girando per le strade della città, colpito dalla presenza di tantissime raffigurazioni di angeli. Fosse così, più che suburre o romanzi criminali Roma avrebbe dovuto ispirare decine di pellicole celesti. Qui, e non è difficile comprenderne la ragione, le raffigurazioni angeliche sono letteralmente ovunque. In forma di statua, che siano di marmo, bronzo, pietra, oro; nei mosaici, nelle pitture a olio e nei murales di strada, nelle installazioni di arte contemporanea, gli angeli sono dappertutto.
A partire da uno dei monumenti più iconici della città, Castel Sant’Angelo. Nato come mausoleo dell’imperatore Adriano, in seguito venne trasformato in castello-fortezza. Sotto i papi, divenne anche prigione, oltre che residenza in caso di pericolo o assedio. Secondo la tradizione, durante la pestilenza che afflisse Roma nel VI secolo papa Gregorio I ebbe la visione dell’arcangelo Michele sulla sommità della struttura: il segno di rinfoderare la spada venne interpretato come fine dell’epidemia, tanto che proprio in cima al castello venne eretta una statua dell’angelo. Angeli anche ai lati del ponte che unisce il castello alla sponda del Tevere, realizzate nel Seicento da Gian Lorenzo Bernini e dai suoi allievi. In questi mesi, negli spazi di Castel Sant’Angelo è stato ospitato “Angeli”, un allestimento nato da una collaborazione tra Regione Puglia e la Direzione Musei statali di Roma: il progetto, a cura dell’artista Nicola Genco, originario di Putignano, contempla sette installazioni di angeli, in rete metallica o in ceramica, e di gazze in ceramica su tralicci. L’installazione mira a creare connessioni tra fantasia e realtà, realizzando narrazioni integrate nello spazio del monumento. Dal primo marzo prossimo, fino a luglio, le sculture di Genco saranno visibili nel Castello della città di Monte Sant’Angelo, tra le finaliste per il titolo di capitale italiana della cultura 2025. In tutta la Puglia, del resto, il culto dell’arcangelo Michele – legato all’Oriente romano: fu Costantino il grande a tributargli una particolare devozione, tanto da far erigere un imponente santuario a lui dedicato nella città di Costantinopoli, noto come Micheleion – è radicato e diffuso.
Impossibile rinchiudere gli angeli in una fortezza; così, tornando a Roma, fuori dall’antico mausoleo di Adriano se ne possono incontrare a decine. Nel Cinquecento papa Pio IV, devoto agli spiriti celesti, concepì addirittura una nuova toponomastica di riferimenti agli angeli, fino alla creazione del nuovo Borgo Angelico. Sul lato sinistro della Basilica di Sant’Andrea della Valle lungo corso Vittorio Emanuele II, la statua di un angelo pare poggiarsi sulla facciata. Nel cimitero anglicano, un angelo dai tratti femminili compare nel bellissimo monumento funebre realizzato dallo scultore americano William Wetmore Story per la tomba della moglie, Emelyn. Nella Basilica di Santa Maria della Vittoria, ancora, è possibile ammirare l’Estasi di Santa Teresa d’Avila, considerata da Bernini stesso la sua migliore opera. Osservando il volto dell’angelo in procinto di scagliare il suo dardo (descritto come “bello oltre ogni misura” nella visione della santa) se ne comprende la ragione.
(fine prima parte)