Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, lancia un appello al ministro della Giustizia, Andrea Orlando (domani in Capitanata), e al Parlamento per una rapida approvazione della legge contro il caporalato.
Nel 'gran ghettò della provincia di Foggia è nata ed è cresciuta una vera e propria associazione mafiosa che, avvalendosi della forza di intimidazione che deriva dal vincolo associativo perdurante da anni tra i capi ed organizzatori del campo stesso, ha determinato una condizione di assoggettamento e di omertà che induce tutti i lavoratori agricoli stranieri che giungono nell’area a dover risiedere nel ghetto per poter sperare di ottenere un lavoro attraverso i caporali che pure fanno parte della organizzazione». Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, parlando del cosiddetto 'ghettò in cui vivono, in condizioni igienico-sanitarie precarie, i lavoratori migranti impiegati nella raccolta di pomodori.
«Chi non risiede nel "gran ghetto" o in altri luoghi minori egualmente controllati - prosegue Emiliano - non può ottenere un ingaggio. L’organizzazione dunque lucra sui "servizi" offerti al campo (affitto delle baracche, cibo, bevande, prostituzione, droga, e naturalmente l’intermediazione della mano d’opera) per ottenere un vantaggio economico».
«Le aziende agricole pugliesi e soprattutto non pugliesi che alimentano il circuito nelle fabbriche del pomodoro sempre più in crisi per la concorrenza estera - rileva Emiliano - devono per forza fare riferimento ai caporali collegati al ghetto per trovare manodopera che non potrebbero ottenere altrimenti».
Sono certo che questo sarà l’ultimo anno in cui lo Stato tollererà l’esistenza di un simile scempio delle persone e dei loro diritti, anche di libertà religiosa, se è vero che in quel luogo non si può neppure pregare cristianamente». E’ un altro passaggio del lungo post di Emiliano, facendo riferimento ad alcune inchieste sul "ghetto" nella provincia di Foggia, in cui vivono i lavoratori stagionali migranti vittime di una «micidiale macchina di sfruttamento», che «è stata da me denunziata - precisa Emiliano - per la prima volta negli ultimi dieci anni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari».
«In funzione di tale denunzia - ricorda il presidente della Regione - l’area è stata sequestrata "con facoltà d’uso" allo scopo di consentire alle autorità di polizia di sgombrare il campo e restituirlo alla Regione (parte offesa del reato di occupazione abusiva) nel rispetto dei diritti delle persone ivi ridotte in schiavitù».
«Contemporaneamente - aggiunge - la Regione ha avviato con il governo una collaborazione per costruire una moderna struttura che ospiti civilmente i lavoratori (che non sono migranti) che ogni anno con regolare permesso di soggiorno rendono possibile l’economia agricola della Capitanata e dell’Italia intera». «La Regione Puglia - prosegue - ha messo a disposizione due aree di sua proprietà dove realizzare provvisoriamente la 'Foresteria delle aziende agricole foggianè ed ha assunto l'impegno a sostenere i costi di gestione della struttura e del trasporto dei lavoratori presso i luoghi di lavoro». «Nonostante fossimo partiti con ampio anticipo - sottolinea Emiliano - l'operazione non si è potuta realizzare per inaspettate e improvvise difficoltà burocratiche del governo nel finanziare la realizzazione della Foresteria, nonostante gli impegni presi in tal senso».