TARANTO - Sono cinque gli indagati finiti in carcere questa mattina: quattro sono accusati di aver pianificato ed eseguito ucciso Mimmo Nardelli, 62enne tarantino freddato con due colpi di pistola la sera del 26 maggio in via Cugini a Taranto. Due di loro con un quinto indagato invece devono rispondere anche di tentato omicidio per la sparatoria del 13 aprile in cui rimase ferito Cristian Troia.
La Squadra mobile guidata dal vice questore Cosimo Romano al termine delle indagini coordinate dai pubblici ministeri Milto De Nozza della Dda di Lecce e Francesco Sansobrino della procura ionica, ha eseguito il fermo nei confronti di Tiziano Nardelli, fratello della vittima, e di Paolo, Cristian Aldo e Francesco Vuto. Il mandante stando a quanto ricostruito dagli investigatori sarebbe Tiziano Nardelli insieme a Paolo Vuto mentre l’autore materiale sarebbe Cristian Aldo Vuto, e Francesco Vuto il conducente dello scooter su cui si sono mossi i sicari. I contrasti erano da ricondurre, secondo l’accusa, alla gestione di un’azienda agricola che vedeva in società il figlio della vittima, il fratello e la moglie di quest’ultimo.
Paolo Vuto e Cristian Aldo Vuto sono inoltre accusati insieme a un quinto indagato, il Ramazan Kasli di origini albanesi del tentato omicidio di Cristian troia il 24enne tarantino Cristian Troia, colpito al ginocchio da un proiettile mentre si trovava in piazza Pio XII a Taranto: alla base di questo episodio lo sgarro commesso dal 24enne di aver chattato con la ex fidanzata di uno degli indagati.
Gli indagati nelle prossime ore dovranno comparire dinanzi al gip per l’interrogatorio di convalida accompagnati dai legali Luigi Danucci, Fabrizio Lamanna, Andrea Digiacomo e Valerio Diomaiuto.
(la conferenza stampa in questura - foto Todaro)
'Disarticolato gruppo criminale'
«Possiamo dire che è stato disarticolato un gruppo criminale che stava cercando di affermarsi sul territorio con le modalità più becere, gravi, violente che Taranto ha già conosciuto e che non vuole che si ripropongano». Lo ha detto il dirigente della squadra mobile di Taranto Cosimo Romano nel corso di una conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dell’indagine che ha portato al fermo di cinque persone per l’omicidio di Cosimo Nardelli, il 61enne ucciso sotto casa, in via Cugini, con due colpi di pistola all’addome, la sera del 26 maggio scorso, e per il tentato omicidio di Cristian Troia, di 24 anni, raggiunto da un colpo di pistola al ginocchio la notte tra il 12 e il 13 aprile scorsi mentre si trovava in piazza Pio XII.
«A Taranto - ha aggiunto Romano - si stanno verificando degli episodi che noi stiamo monitorando e a cui stiamo dando delle risposte pronte. E’ vero, ci sono i delinquenti e c'è la Polizia che i delinquenti li arresta ed è questo il messaggio che vorrei che passasse. Noi ci siamo». Il capo della mobile ha spiegato che i moventi dei due episodi «sono completamente diversi. Il tentato omicidio per questioni di natura personale di un singolo, l’omicidio per motivi di carattere economico (tra i fermati c'è il fratello della vittima, ndr), ma che sono stati assunti dal gruppo come dei fattori scatenanti che potevano pregiudicare il proprio interesse e da qui una reazione di fuoco con un gruppo armato pronto a sparare e che ha sparato».
E’ stato confermato che il movente dell’omicidio sarebbe legato a contrasti per la gestione di fondi agricoli. Tra gli episodi contestati agli indagati c'è anche la tentata estorsione, oltre all’omicidio con l’aggravante del metodo mafioso, il tentato omicidio, il porto e la detenzione illegale di armi. «La risposta che abbiamo dato a questi episodi criminosi - ha detto il questore Massimo Gambino - è la testimonianza di come le forze di polizia, tutte indistintamente, siano attente alle dinamiche del territorio. Quando si è consumato l’omicidio immediatamente si è compreso quale potesse essere il movente e subito dopo diventato più semplice individuare il possibile autore o i presunti autori».