BARI - Ha 82 anni e da 73 è nella sua edicola. Non smette di lavorare neanche durante l’intervista ma è difficile rinunciare a una passione che è diventata la sua vita e alla bellezza, dice, delle relazioni umane: «Ho coltivato tantissime amicizie». Non lo ha fermato neanche il Covid, quando l’età e il rischio contagio l’avrebbero dovuto convincere a stare a casa. Invece è sempre andato, a differenza di alcuni clienti che si sono innervositi per i controlli al green pass: «Non ho capito perché, ma non sono più venuti in negozio».
Nei due locali in via Abate Gimma 96, Antonio Sebastiani, accoglie ogni giorno i clienti con la figlia Sara, da anni titolare della storica edicola in pieno centro a Bari. «Sono in pensione ma abito qui, impossibile restare a casa» spiega mentre dà il resto e consegna una copia della Gazzetta. La sua insegna è la nostra Testata. «Un giorno bellissimo - ci dice salutando premuroso una cliente - quando è tornata in edicola: 250 copie quel giorno! Ci mancava».
«L’edicola di Tonino» dunque festeggia 73 anni di attività con una mostra fotografica. Di tempo ne è passato da quel giorno quando tutto ha avuto inizio. «Quando ho cominciato la scuola avevo 9 anni - racconta Tonino - e il pomeriggio, con tutti gli altri bambini, stavo con una signora che viveva da sola e chiamavo “La Nonna”, che ci faceva una specie di asilo: ci intratteneva insegnandoci a vendere i giornali. Man mano che sono cresciuto, sono rimasto con lei fino ad avviare quest’attività. Ho iniziato nel dopoguerra e c’è una mia fotografia del 1949 con “La Nonna” davanti all’edicola. Mario Brambilla ha raccolto le foto e oggi alle 19 presenta una mostra al Caffè Portineria».
Dov’erano i primi locali dell’attività che le ha poi lasciato La Nonna? «Eravamo al numero 116. Al primo piano c’era la sede di Radio Bari, che è nata proprio sopra di noi con Beppe Cavallaro, Venanzio Traversa, Michele Campione, Gustavo Delgado. Domenica in radio trasmettevano la famosa “Caravella”. Negli anni ‘60-‘65 comprai i locali al nr. 96 dove siamo ora. La Nonna, ormai anzianotta, morì poi nel ‘72. Ho gestito l’edicola fino alla pensione quando l’ho passata a mia figlia Sara, che continua ad alzarsi alle 5 del mattino».
E Tonino non si è fermato mai, neanche durante il Covid. «In realtà proprio allora abbiamo lavorato di più. La gente in casa aveva ricominciato a leggere. Noi portavamo i giornali a domicilio, abbiamo cercato di accontentare tutti. Però qualcuno si è arrabbiato per i controlli del green pass. Eravamo tenuti a farli ma hanno fatto discussione con noi e non sono più tornati, abbiamo perso anche clienti buoni».
Una volta invece, con Tonino si arrabbiavano per altro... «L’on.Tatarella, che stava qui di fronte e comprava 5 quotidiani al giorno, quando fondò il Roma si arrabbiava se non lo trovava davanti a tutti gli altri giornali o l’avv. Assennato, che comprava
L’Unità, un giorno si innervosì perché, per via di una campagna, glielo diedi con un altro giornale di destra».
Qual è la cosa che spinge Tonino a scendere in negozio ogni giorno? «Qui c’è mia figlia, scendo giù e sto con lei. Poi se stai su, ti annoi, diventi una pezza. Ho sempre fatto questo lavoro per passione, che ho sin da ragazzino, e poi c’è il vantaggio di stare a contatto con le persone, con tutti, dal professore al medico, dal politico al vicino di casa. Negli anni diventano come persone di famiglia».