Nel Salento, a due passi dal centro abitato di Giurdignano, il paese dell’entroterra di Otranto noto come “Giardino megalitico d’Europa” per la concentrazione di dolmen e menhir, per maestosità e bellezza, impressionano i ruderi d’un’antica Abbazia. Nominata Sant’Arcangelo de Casulis e dedicata ai Santi Cosma e Damiano, è meglio conosciuta come Centoporte, perché prima dell’abbandono, nell’XI secolo, e del conseguente degrado cui seguì la spoliazione di laterizi e pietre, le tre navate di cui era costituita, erano caratterizzate dalla presenza di sedici grandi finestre, più quelle trifore della facciata.
Disposti a semicerchio, i ruderi emanano comunque fascino e suggestione, e se solo per pochi secondi si chiudono gli occhi, la mente può immaginare quanto davvero maestosa e bella doveva essere quest’Abbazia. Della quale, oltre a parte delle mura perimetrali, è sopravvissuta una sezione dell’abside, ma non anche, purtroppo, l’altare di cui doveva essere certamente dotata.
Sorta nel VI secolo, venne gestita dai monaci basiliani prima e dai benedettini dopo, ed il suo nucleo centrale era costituito proprio dalla chiesa basilicale a tre navate, lunga più di trenta metri e larga almeno dieci, con un tetto spiovente di tegole e travi di legno, ed oltre all’abside, di forma poligonale, a mo’ di portico, presentava un vestibolo, detto “nartece”, tipico dei luoghi di culto cristiani antichi. Attorno alla chiesa, c’erano un refettorio con annesso dormitorio, ed altri ambienti più piccoli, fra cui anche un cenobio, tipico dei complessi monastici. Al pari dell’Abbazia di San Niceta Martire a Melendugno e della Madonna del Mito a Tricase, anche la Centoporte, gravitava attorno alla più titolata e vicina di San Nicola di Casole, distrutta dai Turchi nel 1480 durante l’assedio di Otranto.
















