Giovedì 16 Ottobre 2025 | 22:03

I ragazzi del Fornelli «Oltre il cielo»: su Rai Play la docuserie girata nel carcere minorile di Bari

I ragazzi del Fornelli «Oltre il cielo»: su Rai Play la docuserie girata nel carcere minorile di Bari

 
Carmen Palma

Reporter:

Carmen Palma

Il racconto del direttore Petruzzelli: «Otto episodi in cui i protagonisti sono loro con educatori, agenti e volontari. Rimettiamo al centro l'umanità»

Venerdì 13 Dicembre 2024, 13:25

13:29

«Spesso utilizziamo gli aggettivi trasformandoli in sostantivi. Il detenuto è participio passato del verbo detenere che si usa in funzione aggettivante. Eppure, il detenuto non è il suo reato, così come il malato non è la sua malattia. La parola che deve sempre precedere questi aggettivi è solo una: persona. Ogni volta che parliamo di carcere citiamo l'articolo 27 della Costituzione, parlando della sua funzione rieducativa, eppure tutti dimenticano una parte fondamentale di questo articolo: le pene non devono essere contrarie al senso di umanità. Qui non si parla dei grandi fenomeni criminali: qui ci sono le storie di Giuseppe, Luca, Mohamed, Rashid...». Le parole di Nicola Petruzzelli, direttore del carcere minorile di Bari, riassumono perfettamente il senso di Oltre il cielo, docuserie in 8 episodi disponibile da oggi su Rai Play.

La serie, prodotta da Pepito Produzioni per Rai Contenuti Digitali e Transmediali, racconta le fasi di recupero di alcuni giovani detenuti nelle carceri minorili Beccaria di Milano, Fornelli di Bari e nella comunità Kayros di Vimodrone. Protagonisti sono i ragazzi, ma anche gli agenti, i volontari, educatori ed educatrici che li accompagnano, dialogano con loro, costruiscono un rapporto di fiducia. Come Martina Lombardi, volontaria dell’Odv «L’ora d’aria», che nella docuserie appare alle prese con un laboratorio d’arte con i ragazzi. Momenti in cui gli ospiti del Fornelli si mettono faccia a faccia con le proprie emozioni, il proprio vissuto. «Durante le riprese all’inizio - spiega Petruzzelli - non è stato facile per loro avere le telecamere puntate, ma c’eravamo noi, i loro punti di riferimento, e quindi si sono lasciati andare. I ragazzi in questa docuserie si mostrano con le loro luci e ombre - spiega Petruzzelli -, a partire inevitabilmente dal loro passato. In questa docuserie non ci sono voci fuori campo, non c’è un commento, non c’è alcun sottotitolo. Ci sono le loro storie, c’è la loro vita quotidiana con le loro testimonianze. Il regista Alberto D’Onofrio, inoltre, ci ha tenuto a documentare tutti gli attori istituzionali, dai criminologi ai dottori, che si occupano di loro. Una cosa che accomuna tutti questi ragazzi è il senso di umanità, la voglia di redimersi, l’amore per la famiglia».

Gli ospiti del Fornelli vengono da un passato diverso. Alcuni sono italiani, altri no, alcuni sono lì perché affiliati alla criminalità organizzata, altri sono legati per la semplice appartenenza familiare («e con loro il lavoro è più difficile, perché bisogna sradicarli da una cultura a cui appartengono i loro genitori, zii, nonni», racconta il direttore). Ma alla fine, soprattutto con l’avvicinarsi delle festività natalizie, provano tutti lo stesso sentimento: la nostalgia. La nostalgia delle cose belle, di una vita normale, di passare la vigilia con la propria compagna, con i figli (molti di loro sono diventati padri in giovane età). «Ed è su quella nostalgia che noi dobbiamo lavorare - spiega Petruzzelli -. Dobbiamo tenere a mente sempre quel comma dell’articolo 27 scritto da Aldo Moro: umanità. Il problema è: lo abbiamo capito oggi quel comma? Forse no...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)