BITONTO - «Non penso che il signore in questione abbia visionato il mio conto, non sono così importante come il presidente del Consiglio»: il signor Rocco è uno dei tanti clienti della filiale bitontina di Intesa Sanpaolo, da ieri al centro delle cronache per il caso di Vincenzo Coviello, 52 anni, l'ex bancario accusato di aver cercato, e in alcuni casi «spiato», i conti correnti di 3.572 persone tra cui le sorelle Giorgia e Arianna Meloni, i ministri Crosetto, Fitto e Santanché, parecchi vip e diversi esponenti del centrosinistra. Un’ipotesi che potrebbe costare cara anche all’istituto bancario. Ma tra i clienti della banca ci sono anche le persone comuni, e loro, all'indomani dello scandalo, sono in banca per le proprie questioni quotidiani. La loro routine, insomma, non è stata scossa dall'accaduto.
«Di certo è un fatto grave quello che è successo - continua il signor Rocco -, evidentemente si inizia per curiosità e poi le cose possono sfuggire di mano...»
«Io sono cliente di questa banca da quarant'anni - racconta un altro signore -, non conoscevo personalmente il signor Coviello. I malfattori sono dappertutto. Io non penso di essere in pericolo».
Intanto la Banca d’Italia ha chiesto «alla banca di fornire chiarimenti sull'accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere al riguardo». E’ quanto sottolineato fonti dell’istituto centrale sugli accessi abusivi compiuti da un dipendente infedele di Intesa Sanpaolo. Le stesse fonti sottolineano come «la Vigilanza nazionale ed europea analizza i rischi informatici e cybernetici delle banche, chiede loro di rafforzare i presidi di sicurezza e di continuità operativa e prescrive requisiti e misure minime per la gestione del sistema informativo. Spetta alle banche presidiare questi rischi mediante i loro sistemi di controllo interno». Secondo le fonti Bankitalia l’azione della Vigilanza «non può comunque impedire sempre e preventivamente il verificarsi di singoli fenomeni di malversazione».