(Adnkronos) - Accendere i riflettori sugli stipendi che percepiscono gli uomini e le donne in tutta l’Unione Europea per ridurre il divario retributivo di genere, ma anche prevedere regole chiare e neutre fin dai primi contatti tra aziende, lavoratrici e lavoratori. Sono queste le due leve principali che la direttiva UE 2023/970 sulla trasparenza retributiva mette in campo per ridurre il gender pay gap, che in media è pari al 12 per cento.
E infatti le nuove regole, che dovranno essere recepite nei diversi Stati membri entro giugno 2026, toccheranno anche le assunzioni e gli scambi che le precedono.
L’Italia, come gli altri paesi, dovrà inserire nel sistema normativo le innovazioni che arrivano dall’UE e interessano l’intero dialogo tra le aziende del settore pubblico e privato e il personale fin dai primi momenti.
Le novità a cui dovranno adeguarsi tutti gli Stati membri a partire dalla metà del prossimo anno, infatti, partono dagli annunci di lavoro.
Gli avvisi, sottolinea il testo della direttiva, dovranno essere sempre neutri sotto il profilo del genere e le procedure di assunzione dovranno essere condotte in modo non discriminatorio: una regola che, in realtà, in Italia già esiste da decenni e che viene rafforzata dagli input europei.
Il divieto di discriminazione, infatti, è stato già stabilito con la legge n. 903/1977, poi confluita nel Codice delle pari opportunità (Dlgs. 198/2006).
Gli aspetti più innovativi riguardano il punto chiave delle novità che arrivano dall’UE: la retribuzione.
Dovrà essere garantita a tutte e a tutti una trattativa informata e trasparente. Le persone candidate a ricoprire una posizione lavorativa, infatti, dovranno ricevere informazioni chiare sulla “retribuzione iniziale o sulla relativa fascia da attribuire alla posizione in questione, sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere” e su cosa prevede il contratto collettivo applicato.
Al contrario, il potenziale datore di lavoro non potrà chiedere ai candidati informazioni sulle retribuzioni percepite nei precedenti rapporti di lavoro, anche per evitare di reiterare eventuali disparità di trattamento presenti nelle aziende di provenienza.
Gli stessi patti chiari dovranno essere mantenuti anche dopo che è stato firmato il contratto di lavoro.
Le aziende devono rendere facilmente accessibili al personale i criteri, neutri dal punto di vista del genere e oggettivi, utilizzati per stabilire la retribuzione, i livelli retributivi e la progressione economica.
Su questa regola i singoli Stati potranno decidere di prevedere degli esoneri per le aziende con meno di 50 lavoratori o lavoratrici.
Per l’Italia si tratta, in ogni caso, di un punto chiave visto che il divario retributivo è tra i più bassi sulla singola ora ma cresce fino ad arrivare a oltre 20 punti percentuali sugli stipendi mensili, anche per le difficoltà legate alle progressioni di carriera che interessano principalmente le donne e ancora di più le madri.














