Ogni anno scegliamo la più buona da mettere a tavola, tradizionale o contemporanea, ma raramente ci siamo interrogati sulla sua origine. Tra leggenda e realtà, la storia della colomba pasquale è piena di fascino: risalirebbe a pochi giorni prima della Pasqua del 612, quando l’abate Colombano da Bangor, insieme ad alcuni gruppi di monaci irlandesi, decise di attraversare diversi paesi, fra cui Francia, Germania, Svizzera e Italia, per diffondere la vera fede cattolica. Proprio in Italia, terra dei Longobardi, Colombano fu accolto con i suoi dalla regina Teodolinda, la quale volle offrire loro un banchetto imbandito di selvaggina arrostita. Invece di mangiarle, il frate benedisse le carni che, in tempo di Quaresima, si trasformarono miracolosamente in bianche colombe di pane. Il miracolo delle colombe fece il giro dei paesi e dei castelli, tanto da diventare un simbolo della Pasqua cristiana. Secondo un’altra leggenda del periodo longobardo, gli abitanti di Pavia, stremati dall’invasione dei barbari, dopo essersi arresi, invocarono la clemenza dell’invasore re Alboino inviandogli proprio dolci colombe in segno di sottomissione. Un’altra leggenda ancora, invece, contestualizza la nascita della colomba ai tempi della battaglia di Legnano. Si racconta che durante il momento più duro della contesa i combattenti notarono la presenza di tre colombe bianche, segno di protezione divina. Terminata la battaglia, uno dei condottieri del Carroccio fece preparare delle colombe di pane per ricordare gli uccelli che si erano posati sulle insegne dei “Milanesi”. Tre differenti racconti in terra lombarda, un fil rouge comune: le colombe di Pasqua come simbolo di riconciliazione e di pace. Il dolce della tradizione milanese negli anni è diventato riferimento nazionale delle festività pasquali; anticamente non aveva zuccherini, canditi e mandorle, ma era fatto di pochi ed essenziali ingredienti, come farina, uova e lievito. Fu Dino Villani, negli anni Trenta, a lanciare sul mercato la versione più commerciale della colomba “Motta”. Il fortunato slogan, che recitava “il dolce che sa di primavera”, fu la rivoluzionaria intuizione del pubblicitario, pittore e critico d’arte a cui si deve “l’invenzione” e la commercializzazione della colomba così come oggi la conosciamo. A questa figura eclettica – senza di lui probabilmente non ci sarebbe stato neppure il concorso di Miss Italia – viene ricondotta l’idea di utilizzare i macchinari di produzione del panettone per realizzare il dolce che avrebbe celebrato la Pasqua. Era nata la colomba nazionale, oggi tutelata da un disciplinare.

Le ricette di una volta e gli ingredienti dei giorni nostri
Domenica 25 Febbraio 2024, 09:39