Tour del gusto

La storia di Teresa Manara: «Sull’asse Imola-Lecce sono nati grandi vini»

Barbara Politi

Una rappresentazione nel Museo Ferroviario

Dietro una folgorazione di rado si nasconde una motivazione razionale. È l’istinto a parlare, la pancia a sentire che la strada è quella giusta.

E, nel caso di Teresa Manara, la strada era quella del treno partito da Imola alla volta di Lecce. Con lo sguardo assorto al finestrino, perso nel paesaggio di un Sud caldo e accogliente che scorreva sui binari, si faceva spazio un’inspiegabile sentire nei confronti di una terra che presto sarebbe diventata familiare.

Quella di Teresa Manara, moglie di Giovanni Battista Cantele, è la storia di una migrazione al contrario ambientata negli anni Cinquanta. Risoluta e profondamente innamorata, la donna di origini romagnole decise di lasciare la sua terra per raggiungere il marito, venditore di vino sfuso, in un viaggio che, dal Nord al Sud del Paese, insieme ai figli Augusto e Domenico, la condusse in quel Salento che di lì a poco le avrebbe rapito il cuore. Figura decisiva e iconica – raccontata anche dalla giornalista salentina Luisa Ruggio in un romanzo edito da Besa e intitolato, per l’appunto, “Teresa Manara” – Teresa era nata e cresciuta a Imola, dove aveva trascorso il periodo della sua adolescenza. Instancabile e acuta osservatrice, fu inconsapevolmente protagonista di una doppia storia d’amore: quella verso Giovanni Battista - uomo gentile originario di Pramaggiore, piccolo comune della provincia veneziana, che l’aveva conquistata – e quella verso il Salento, la terra che diventerà la sua seconda casa.

La scelta dei coniugi di abbandonare il Nord per trasferirsi al Sud per avviare l’azienda di famiglia oggi rivive negli occhi e nel lavoro dei nipoti. Alla guida della cantina di Guagnano, fondata nel 1979 dai figli di Battista, Augusto e Domenico, ci sono i nipoti Gianni, Paolo, Umberto e Luisa. Più di vent’anni fa, a Teresa Manara fu dedicata una linea di vini, un tributo alla forza di una donna, madre, moglie e nonna che, insieme a suo marito, macinava chilometri su e giù per lo Stivale. Sono gli anni del Dopoguerra, quelli in cui l’unica dignità che le uve pugliesi di Negroamaro e Primitivo avevano era quella di “tagliare” i vini di altre zone. Più frequenti erano le trasferte nel profondo Sud, più forte diventava il sentimento per la terra che dapprimaconquistò Giovanni e, successivamente, Teresa.“Quando Teresa Manara vide per la prima volta Lecce, si sentì invasa dallo stesso tipo di silenzio che anni prima aveva rapito suo marito. Una fascinazione improvvisa, irresistibile, al punto che non potè fare a meno di restare”, raccontano quattro i nipoti, testimoni e custodi di ricordi e aneddoti che sembrano appartenere a un tempo eterno. Teresa Manara, che incoraggiò suo marito a trasferirsi a Lecce con tutta la famiglia, è fulcro ed essenza di un pezzo importante della storia enologica del Salento. Musa ispiratrice per Augusto e Domenico, l’emblema stesso di questa storia esprime uno Chardonnay IGT Salento, un Primitivo IGT Salento e un Negroamaro, elevato di recente a Salice Salentino DOC Riserva. Vini che trasudano i sentori del terroir salentino e che rappresentano un nuovo capitolo di un corso che si tramanda da generazioni. Augusto Cantele fu tra i primi enologi a concepire lo Chardonnay contemporaneo, un’evoluzione radicale specchio del suo territorio. La sua mano - raccolta dal primogenito Gianni che oggi interpreta con la sua visione la filosofia paterna - ha anche contribuito a valorizzare il Primitivo, vitigno autoctono a cui ha donato una sua personale visione, e il Negroamaro, che da poco di fregia della denominazione “Salice Salentino Riserva DOC”. Teresa coinvolge perché antesignana della forza e della consapevolezza che le donne avrebbero conquistato diversi decenni dopo, per l’amore di famiglia, per la stima verso un compagno secondo cui “Un vino, al pari di un uomo, è la sua storia”. Già protagonista dell’omonimo romanzo, al centro di una coreografia di danza curata dal “Centro Formazione Danza” di Lilla Melillo, donna Teresa oggi ispira l’arte teatrale, attraverso una rappresentazione pensata dagli attori della compagnia teatrale “Improvvisart” di Fabio Muci. Teatro della storia il Museo Ferroviario di Lecce, dove sono ancora presenti le locomotive e i vagoni dell’epoca, che si animerà e farà rivivere ai presenti le scene d’un tempo, a partire dal lungo viaggio di Teresa da Imola a Lecce per raggiungere Giovanni. Una trentina - fra attori e attrici professionisti - interpreteranno i momenti salienti della storia di vita della famiglia Cantele, in un momento che la cantina di Guagnano ha voluto dedicare ai clienti, fra ristoranti ed enoteche del Salento, storicamente vicini all’attività enologica della famiglia.

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