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Salento, agnelli realizzati in pasta di mandorle: torna la caccia al più brutto

 
Adele Galetta

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Adele Galetta

Salento, agnelli realizzati in pasta di mandorle: torna la caccia al più brutto

A parlare è Giovanni De Stefano, 41enne originario di Lecce ma di istanza a Roma dove lavora nella comunicazione e nel giornalismo culturale, creatore della pagina «Agnelli di pasta di mandorla brutti»

Domenica 26 Marzo 2023, 06:35

Chissà cosa penseranno le monache del monastero femminile di San Giovanni Evangelista, una istituzione a Lecce per la preparazione dei dolci – soprattutto di quelli in pasta di mandorla – vedendo il loro “agnello”, simbolo religioso, trasformato in elogio di bruttezza, sul quale l’ironia, la fantasia non si sprecano per niente ma capace di strappare un sorriso a tutti. «Non ho mai avuto occasione di confrontarmi direttamente con loro, né con i pasticceri professionisti di agnelli, altri possono essere un po’ più permalosetti, ma fa parte del gioco».

A parlare è Giovanni De Stefano, 41enne originario di Lecce ma di istanza a Roma dove lavora nella comunicazione e nel giornalismo culturale, creatore della pagina «Agnelli di pasta di mandorla brutti». Proprio lui che nel Venerdì Santo del 2019, dopo aver ricevuto (a Roma) in dono un agnello di pasta di mandorle salentino, malconcio a causa dei seicento chilometri affrontati, ne ha postato su Facebook una foto di quella bestiolina collassata, trasformandola in un fenomeno social da oltre 100mila follower, una star della tv, addirittura emoji oviniformi, per esprimere stati d’animo e mood.

«Non avrei mai immaginato tutto questo entusiasmo – spiega De Stefano - molti utenti hanno cominciato a produrne, spontaneamente, in casa, non si sa bene come, e a inviarli alla pagina. Credo siano un modo di fare i conti con i propri limiti e i propri difetti, di valorizzare la propria autoironia. In qualche modo ci si riconosce nelle fattezze di questi agnelli e si ride, insieme al paio di milioni di persone che, in alta stagione, visitano ogni giorno la pagina, di sé stessi». E si perché l’agnello brutto è ormai destagionalizzato e le foto arrivano da ogni parte d’Italia e d’Europa, fuori confine soprattutto Regno Unito, Francia, Germania e Spagna. Su Instagram, poi, spopolano gli sticker realizzati dal fotografo e grafico leccese Paride De Carlo. Ce n’è per tutti: collera, rassegnazione, relax, ma soprattutto divertimento.

«Il fenomeno è stato sempre così semplice e naïf che, se mai volesse arrivare da qualche parte, l’obiettivo sarebbe semplicemente quello di continuare così, senza cambiare mai», cocnlude De Stefano. Qualche volta però, è interessante, deviare leggermente dalla linea consueta e intraprendere collaborazioni culturali come ‘Infinity’ del Maestro Michelangelo Pistoletto in questi giorni in mostra a Roma al Chiostro del Bramante. L’agnello di pasta di mandorla: infinito della trash art.

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