L’amministrazione comunale di Ginosa non è rimasta in silenzio dopo le decisioni dei giudici amministrativi leccesi. «Sin dall’inizio - si legge in una nota - abbiamo agito a tutela della collettività e del territorio, convinti che la gestione della costa debba rispondere a criteri di legalità, trasparenza e visione strategica, e non a logiche emergenziali o speculative. Le sentenze del TAR rappresentano un primo grado di giudizio. Siamo consapevoli che sarà il Consiglio di Stato, da cui tutto ha avuto origine, la sede naturale per definire con chiarezza i principi applicabili. Alla luce di ciò, l’Amministrazione comunale ritiene doveroso impugnare le sentenze presso il Consiglio di Stato, nella piena convinzione di aver agito nel rispetto delle leggi vigenti e dei precedenti pronunciamenti delle magistrature superiori».
«Ricordiamo che le gare pubbliche per le concessioni sono state indette nel 2021 in ottemperanza a una chiara sentenza del Consiglio di Stato, che stabiliva l’obbligo per i Comuni di procedere all’evidenza pubblica, senza attendere ulteriori interventi legislativi. Ci troviamo, ancora una volta, in una situazione paradossale: dopo anni di incertezza normativa, siamo stati obbligati ad avviare le gare e oggi ci viene contestato proprio questo. Va inoltre evidenziato un elemento fondamentale: nella Regione Puglia, soltanto cinque Comuni hanno approvato i Piani Comunali delle Coste (PCC). Tuttavia, una nota ufficiale della Regione Puglia (del luglio 2025) chiarisce che è pienamente legittimo per i Comuni procedere con i bandi di gara anche in assenza di un PCC approvato, purché in coerenza con le norme tecniche di attuazione del Piano regionale delle coste».
Il Comune aggiunge che «soltanto due ricorrenti – che non avevano partecipato alle gare – hanno ottenuto una proroga dell’affidamento fino al 2027. Ciò non inficia in alcun modo la validità dell’intero impianto delle gare svolte. La maggior parte delle concessioni oggi attive resta il frutto di un iter conforme sia alla normativa vigente sia alle pronunce del Consiglio di Stato. Sarà ora compito proprio del Consiglio di Stato definire quale interpretazione sia maggiormente coerente con i principi di legalità e concorrenza: se quella che tutela la certezza del diritto e l’evidenza pubblica, o quella che consente proroghe a chi ha scelto di non partecipare ai bandi».